lettera aperta

Eccoli, sono sempre loro. Non cambia la loro faccia, sono sempre i padroni del vapore. Hanno avvinghiato le radici della loro famiglia alle viscere della terra, e niente riuscirà ad estirparle. Nonni, padri, figli, hanno tutti le stesse facce, gli stessi nomi che si trasmettono da una generazione all'altra. Studiano al collegio dei preti e poi all'università dei preti o a quella dei ricchi. Sono sempre loro, con lo sguardo addormentato e l'occhio spento. Dominano il paesino, hanno lo scranno segnato in consiglio comunale, sono i principi della contrada. Ma io lo so. Lo so perché vi conosco, lo so perché vi vedo scorrazzare da quando sono nato, lo so perché puzzate di incenso e di puttana; lo so perché è da quando sono alto un metro che voi vi credete i padroni e vi sentite a casa vostra in una terra che è mia. Lo so perché il mio Dio è diverso dal vostro e il Padre nostro che dico io non è quello che dite voi. Lo so perché sono socialdemocratico e voi no. Voi avete sempre votato quello che vi veniva comodo, e avete sempre appoggiato il più forte e quello che vi permetteva meglio di farvi i fatti vostri, di far proliferare i vostri affari, le vostre fatture non emesse, i vostri conti segreti, i vostri aborti in Svizzera. Siete sempre gli stessi, non siete riusciti a cambiare, non siete riusciti nemmeno ad aggiornarvi. Ora i vostri figli e nipoti cercano in qualche modo di imparare l'inglese, ma insomma, la sostanza è la stessa: sostanza di piccolo potere, di latifondo, di piccole ruberie. Lo so perché vi vedo da sempre, lo so perché, citando Pasolini, sono un intellettuale che ricorda, che collega fatti e persone. Siete l'accezione più schifosa della borghesia, ma non mi fate paura. Io sputo sulle vostre corone d'alloro. Non mi interessa se siete amici di un prefetto, di un sindaco, di un generale. Lo eravate anche prima, siete sempre stati amici di qualcuno, non fate che ripetere la stessa minaccia da sempre. Andateci voi a morire ammazzati, non Rossellini.

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