ora e sempre invivibili

La banalità della distruzione, lo scempio che si fa quotidiano. Ma sì, chi se ne importa in fondo. Città fatte a pezzi nella loro struttura storica, aree agricole depredate come un fatto positivo. La risposta di questa brava gente operosa è sempre la stessa, quel famoso "un po' di progresso ci vuole" che va bene in ogni circostanza. Dietro c'è quasi sempre gente che non si rende conto, che se la prende con "voi maledetti nullafacenti, ostruzionisti, oppositori, partito del no". Benevoli eufemismi. Echi biblici nello sfruttamento dell'ambiente benedetto dalle Scritture? Forse, ma io ci andrei cauto nello scomodare i Sacri Testi per questi salumieri della politica. Si rischia, come sempre nella psicologia spicciola, di appoggiarsi a riferimenti che non solo questi signori ignorano, ma che sfotterebbero bellamente nella remota possibilità in cui ne venissero a conoscenza. No, io ci vedo sotto un banale interesse di bottega. Un piccolo guadagno, una piccola torta, niente di biblico insomma. E poi questi figli, sempre da sistemare, queste rate che non finiscono mai. Un matrimonio, da qualche parte, la maggiore che convola al talamo. Insomma, non si sa mai che cosa può succedere. Un onesto reazionario ha tutto il diritto di speculare sugli equilibri idrogeologici per ingrassare un altro poco. Non c'è nulla di epocale, in fondo: sono cose piccole, meschine, da sottobanco. Avremmo voglia di prenderle in giro, di liquidare il partito del cemento con una battuta, ma non possiamo. Bisogna ricordare ogni tanto a questi esimi che quel territorio su cui hanno posato il culo non è loro, ma di chi sa valorizzarlo.

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