premi

Premiato lo studente più bravo d'Italia. Una media impressionante: un bel 9,93 di non si sa che cosa. Premiata la media più che altro. Premiato un numero. Dicono: è un criterio oggettivo. Benissimo. Un voto è un numero che una persona assegna ad un'altra persona, una persona è di per sé un elemento influenzabile e non obiettivo. E' una storia che sappiamo tutti: il professore buono e quello cattivo, quello che ti solleva la media e quello che te la affossa. Figurarsi su tutta Italia: quanto criteri di valutazione diversi possono esserci? Una caterva, uno sproposito. Eppure questi numerini, frutto delle solite, strane alchimie scolastiche, sono tutto ciò che abbiamo. La decantata meritocrazia passa di qui. Premiazione in grande stile, al Quirinale nientemeno. Il solito clima da Italia deamicisiana, un po' succube del Direttore, un po' furba, un po' impressionabile. Il punto non è nella premiazione (ma sì, facciamo pure un po' festa) ma nel ragionamento che sottende ad essa: non si premia la persona, ma la media. Un numero frutto di calcoli tutt'altro che scientifici. Un numero che è il risultato non di chissà quale formula inattaccabile, ma della volontà di un pugno di professori, ancorché stimatissimi, che però sono persone, soggetti a loro volta a umori, distrazioni, imprecisioni. Vivaddio viene voglia di dire, sennò saremmo gestiti da delle macchine. Sì, ma allora perché il premio?

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