love party

Quale categoria politica potrà mai essere l'amore? Amore verso chi e da parte di chi? Come si esplica questo amore? Ovviamente, non ci sono risposte razionali, perché dire "partito dell'amore" non solo non ha alcun significato politico, ma nessun significato in generale. L'amore potremmo dire che è la semplificazione estrema: la banalità dei concetti che ha raggiunto il suo apice e la sua massima collocazione. L'amore a vanvera esclude il ragionamento, esclude anche la critica; esclude, in altre parole, tutte le categorie invise al capo. Le porta su un piano che non è più dialettico, ma solo e soltanto manicheo: se non siete con l'amore siete con l'odio. E quindi il diritto di critica viene assimilato ad una qualsiasi barbarie, ad un rito incivile in un'impostazione politica che invece vorrebbe solo rispetto e concordia. Che poi questo obbligo al rispetto valga solo per gli altri è un altro discorso ancora. Con la trovata pubblicitaria dell'amore, comunque, siamo giunti nel cuore della demagogia; un territorio sconfinato e pericoloso di cui stiamo sperimentando tutte le possibili varianti. Ripensando alla piazza dell'altro giorno si può solo provare un'infinita tristezza; prima di tutto perché chi è al potere non si capisce contro che cosa si senta in dovere di manifestare, in secondo luogo perché il discorso del capo è stata una delle concioni più vacue e inutili che la storia ricordi. Anche chi simpatizza con quella parte politica, in tutta onestà, dovrebbe forse riconoscere che qualche cosa scricchiola nei muri portanti di casa propria. Sempre che la parola dignità possa trovare ancora un posto di fianco ad Amore e Libertà, magari tra un cartellone prestampato e l'altro.

0 commenti: