l'ora del pappa

Sgomenta e lascia atterriti soprattutto un aspetto della vicenda Protezione Civile: il fatto che un altro pezzo di Res Publica, di cosa pubblica, peraltro funzionante, motivato ed efficiente come pochi altri, stia andando in fanteria. Assieme alla scuola pubblica, alle forze dell'ordine, all'acqua (!!!) e a tutto quel patrimonio comune che è stato costruito nel tempo da generazioni di persone, a prezzo di sacrifici, di sangue e di battaglie dagli esiti tutt'altro che scontati. Stupisce la rassegnazione con cui un intero popolo sta accettando questo andazzo come logico contraccolpo, ovvio dazio da versare alla causa. Poco importa se ci risvegliamo nelle mani di un gruppo di imprenditori senza scrupoli, animati dalla malia del successo facile, uomini del fare con un cuore da pappone: evidentemente ci sta bene così, perché vogliamo gente "del fare" per l'appunto, che faccia fesso chi se lo merita, che abbindoli controlli e controllori. Il tutto per avere in cambio uno Stato che fa acqua da tutte le parti, che tutela i più forti, che si cala le braghe di fronte all'evasione fiscale: è lo Stato privatizzato, quello che fa piovere nelle scuole pubbliche ma finanzia quelle private, in nome di non si sa quale criterio di "libera scelta"; lo Stato che riduce se stesso ad una s.p.a. che ha come base di tutto il lucro e lo squallido guadagno di qualche sciacallo. Favorisitmo, clientelismo, nepotismo, sono tutte malattie italiane che nessuno si azzarda a curare, tantomeno questa ciurma di concretoni, che anzi mira proprio ad aderire in tutto e per tutto al peggio che gli italiani hanno saputo esprimere nella loro storia. Ora come non mai serve che le differenze tra chi la pensa in un modo e chi nell'altro emergano.

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