scempio

L'inutilità del sistema scolastico italiano si potrebbe desumere da un semplice episodio di vita vissuta, di cui sono stato mio malgrado testimone. Ad una ragazzina di 17 anni, come compito delle vacanze, viene assegnata una lettura, una lettura a caso: un'opera di Friedrich Nietzsche, cui dovrebbe seguire una relazione. L'alunna chiede consiglio a me: "Che cosa posso leggere di Nietzsche breve e poco difficile?" Bella domanda. Fino ad un certo punto comprensibile da parte sua. Non posso fare a meno di domandarmi che cosa baleni nella testa della sua professoressa, che a cuor leggero affida all'intuito degli studenti (intuito che qualcuno ha e qualcuno no) uno degli autori chiave del pensiero occidentale, un mostro sacro della filosofia al cui interno si trova di tutto e le cui opere non sono ancora state del tutto comprese nemmeno dagli addetti ai lavori. In altre parole: 17 anni sono troppo pochi, per chiunque, specie per comprendere certi abissi della mente. Ma la scuola di tutto questo non tiene conto: c'è un programma, ci sono delle scadenze. La professoressa ha carta bianca su tutto, può fare quello che vuole senza che nessuno, sopra di lei, possa prendere atto dei suoi scempi e la prenda per le orecchie. Più che di detestare questa povera donna, mi viene da compatirla: è probabilmente una persona che di Nietzsche non ha capito niente. Anzi: è una persona che del filosofo tedesco, ne sono certo, non ha letto un rigo. Perché possiamo attribuire solo all'ignoranza la svista di assegnare uno Zarathustra o un Al di là del bene e del male come letture da ombrellone, da estate, che la media dei ragazzi passa giocando a calcio, andando in piscina o facendosi i fatti propri. Niente di male, tra l'altro. C'è un tempo per tutto. I grandi pensieri nascono proprio attorno a quell'età, e proprio per questo servirebbe una voce amica che spiegasse, che incuriosisse, che cercasse di sviscerare le tematiche. Non un professore che assegna letture a casaccio, pretende relazioni (come si fa di grazia a relazionare un'opera filosofica senza averne le coordinate?) e alla fine giudica il tutto con un bel numero da zero a dieci, nella fretta di un'interrogazione o di una verifica. Questo è il mio monito: badate bene a quello che fate, professori, perché voi la cultura la state facendo a pezzi. Pensate, non agite a caso, non rovinate in una mente giovane la voglia di capire e di cercare. Non banalizzate tutto con i vostri maledetti numeri.

0 commenti: