rock art


Il ritrovamento di una presunta opera del maestro Caravaggio e il contemporaneo successo delle mostre dedicate al medesimo riaccendono un antico dibattito, che per quanto mi riguarda potrebbe anche non esistere. Sarà giusto trattare l'artista maledetto alla stregua di una rockstar, con mostre che richiamano quantitativi di gente impressionanti e code al botteghino per poterlo vedere? Si potrebbe rispondere, poco educatamente, con un'altra domanda: perché rompete le scatole una volta tanto che la cultura alta si impone sul mondezzaio pop televisivo in cui annaspiamo? Un'arte confinata nei musei, nei sottoscala o nel tinello di qualche pezzo grosso della sovrintendenza non ha alcun senso. Un'opera nasce, e non mi pare di dire niente di nuovo, per poter essere fruita dalle persone, per entrare in contatto con un pubblico, per incontrare delle menti, ora sollevandole ora provocandole. Difendere l'uso esclusivo dell'arte è non solo anacronistico ma molto pericoloso. Nessuno può permettersi di mettere il cappello su un patrimonio dell'umanità, che appartiene tanto all'insigne studioso quanto al semianalfabeta. Scoprire che nonostante il lavaggio del cervello a cui siamo stati sottoposti c'è ancora voglia di bellezza, e voglia di capire la bellezza mi pare un segnale più che incoraggiante; è l'indizio che il pubblico delle mostre non ha ancora rinunciato a rivendicare il proprio ruolo nella fruizione della cultura e che anzi è pronto a fare code, a rinunciare ai grandi magazzini domenicali e all'aperitivo in centro per ammirare un Caravaggio o un Tintoretto. Rockstar di ieri, rockstar di oggi, che differenza fa? Un patrimonio che non è vissuto dalle persone è una ricchezza sprecata, un'arte ridotta a linguaggio esoterico per presunti iniziati è un'arte che ha esaurito ogni carica propulsiva. Caravaggio lo sapeva bene, tant'è vero che scelse di umanizzare i propri soggetti, andandoli a prendere per la strada, mostrandoli da punti di vista mai presi in considerazione prima. Non per niente era un genio: era molto più contemporaneo di tanti parrucconi d'accademia che sarebbero troppo imbalsamati anche per un museo delle cere.

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