sui generis

Non risponderò più alla domanda:"Hai scritto un libro? Di che genere è?" Non risponderò più perché chi me lo chiede non è interessato alla risposta. Perché il problema del genere è serio, spaventosamente grosso. Intuitivamente però, anche la persona meno preparata, lo avverte come un'esigenza primaria, come se senza queste coordinate minime non fosse in grado di formulare un giudizio a priori. Credo che in fondo la ragione della richiesta sia un po' questa: entrare in contatto con il romanzo senza leggerlo, o leggerlo alla luce di un pre-giudizio. Il problema è che io non mi occupo, o non mi occupo ancora, di storie di "genere", come possono essere il fantasy, il giallo, lo horror, la fantascienza e via dicendo. Questi sono generi definiti, tipologie di romanzo e di storia che rispettano alcuni elementi ricorrenti, come l'omicidio nel giallo e il racconto di ultramondi nella fantascienza, e che sono riconoscibili grossomodo proprio grazie a queste cifre. Dico grossomodo perché nemmeno questa è una regola ferrea: ci sono gialli senza omicidi, fantascienza senza stazioni spaziali (penso al film Stalker di Andrej Tarkovskij). I racconti di Poe in quale casella vanno inseriti? Asimov era solo fantascienza? Ho provato a dare una risposta secca: i romanzi che ho scritto posso essere considerati esistenzialisti. Ma a parte la forma verbale già troppo elaborata per una formulazione orale, l'interlocutore non ha capito, ha ammiccato, glissato, è passato ad altre questioni più concrete (come "sì, sì, vabbé... e quanto costa?"). Il punto è che se uno fa una domanda dovrebbe avere anche il buon cuore, o forse solo la buona educazione, di ascoltare la risposta. Ma nemmeno questo è del tutto vero: una ipocrita, finta attenzione tante volte è più irritante di una plateale dimostrazione di volgarità. E poi possiamo anche dire, in tutta tranquillità, che il romanzo è un genere composito: vive di tante realtà, di tanti momenti che seguono la sua trama interna e i sommovimenti dei suoi personaggi. A meno di non voler parlare di un alieno che commette un omicidio nel regno delle fate, giusto per far contento l'uomo della strada, che così almeno avrà il suo contentino.

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