lacrime dal rettorato

Piange il rettore. Invia una commovente lettera al buon figliolo: "Sei tanto bravo amore di papà, ma lascia questa terra ingrata, vattene via. Finisci gli studi presto e bene però." Io non so più come prenderli questi professori, questi rettori, questi magnifici. Ho tanta, tanta rabbia addosso. Mi verrebbe voglia di vomitargliela tutta in faccia a questi individui inflanellati, entità adenoidali che spargono il seme del sapere sui nostri poveri capi, che ci indicano la retta via e ci vezzeggiano con un sorriso di sufficienza tutte le volte che qualcuno li contesta. Questa lettera, così lessicalmente sciatta, così retorica, così intellettualmente involuta, suona come una brutta presa in giro. Segna innanzi tutto un discrimine: mio figlio può andare all'estero, i figli di tutti gli altri che hanno meno possibilità si arrangino, ma soprattutto segna l'ormai disincantata e quasi romantica accettazione con cui un'intera generazione (quella seduta in poltrona) si sta un po' alla volta assolvendo, dicendo: sì, abbiamo sbagliato, ma almeno ci abbiamo provato, abbiamo sognato un mondo migliore, anche se oggi votiamo Pdl e siamo peggio dei peggiori padri reazionari che abbiamo tanto combattuto e maledetto. Accettazione disincantata e quasi romantica, mi piace ripeterlo. E alla fine: assoluzione. Tanto noi il culo lo abbiamo ben piantato nei nostri sacelli, e pazienza se il sistema è allo sfascio per colpa nostra. Pazienza se abbiamo banchettato con le risorse di almeno due generazioni posteriori alla nostra. E' andata così. Formidabili quegli anni, formidabili davvero, per loro. Ci mancavano i rettori universitari a fare i malinconici, seduti su una poltrona in pelle umana, nel loro bell'ufficio, al riparo di una pianta di ficus. Non credo di avere parole a sufficienza per descrivere il senso di nausea che questa lettera risibile e povera mi ha trasmesso. In quelle poche righe c'è tutto il fardello che sta affossando la società italiana: paternalismo, familismo, retorica, faciloneria. Sono anche gli ingredienti che, personalmente, faccio più fatica a digerire. Queste paternali non sono più ammissibili. Finisci gli studi prima di andartene, buon figliolo, mi raccomando.

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