crisis

Quando ho sentito l'ex premier evocare ancora i comunisti - dopo la mesta conclusione del suo quasi ventennale papato e dopo che il Pd ha fatto e sta facendo di tutto per sconfessare anche quel poco di sinistra che albergava nel suo cuore - mi sono messo a ridere. Una risata isterica, d'accordo, ma pur sempre una risata. Di quelle che si riservano agli assurdi della vita, alle prese in giro quotidiane, agli escrementi del piccione sulla giacca nuova. Rincarava, l'anziano ex premier: parlava di famiglia e di valori. Siamo al teatro dell'assurdo. Diversi giornalisti si sono divertiti a ribattere al comico involontario con l'ovvio, parlando di campagna elettorale anticipata. Mettiamo che abbiano ragione: siamo alla prova del nove. Se questi infimi argomenti hanno ancora presa sull'elettorato, allora l'Italia è messa peggio di quanto credessimo. Perché estrarre dal cassetto ancora le solfe sul comunismo e la famiglia, dopo 17 anni anni, al netto del fallimento politico del berlusconismo e al netto dello sbaraglio morale in cui questa tremenda stagione è alla fine affogata, significa prendere in giro le persone. Vedremo se gli elettori avranno voglia di cascarci ancora. Ho letto in questi giorni una bella definizione di Illuminismo, non a caso di Immanuel Kant: Illuminismo è avere il coraggio di servirsi del proprio intelletto. Chiara, netta, senza compromessi. E scandalosa se posso aggiungere, perché niente di questi tempi appare tanto rischioso e impopolare quanto provare a ragionare con la propria testa. Alle tante crisi di cui siamo vittime, forse andrebbe anche aggiunta quella definitiva: la crisi delle idee, per la quale non c'è spread che conti, specie se il rimedio consiste nelle promesse a vanvera di un anziano signore.

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