talk!

La ciarla televisiva, in Italia, non manca. Il così detto talk, il dibattito, il confronto, è un format in netta ascesa. Due o più contendenti di opposta idea politica che si contrappongono: bianco, nero, addizione, sottrazione, più, meno. E' una gara di contrari. Uno dice una cosa, l'altro risponde con il suo opposto. Il conduttore non fa troppe domande, lascia spazio agli slogan. Che cosa sia vero e che cosa sia falso è un dettaglio di cui sembra non importare niente a nessuno. Nel dibattito tra politici e tra giornalisti che appoggiano l'uno o l'altro schieramento, l'argomentazione è stata eliminata, sostituita da un giochino a base di autocitazioni, luoghi comuni, baggianate, ovvietà. Parole cardine attorno a cui ruotano le odierne supercazzole: crescita, crisi, globale, paese (onnipresente), spread & default (new entry di cui sono abbastanza convinto la gran parte dell'attuale classe diriggente ignori il significato) ma anche responsabile & irresponsabile, o concetti altisonanti quali legittimità e conti pubblici, o per contro formulazioni ipocrite e cialtrone come cene eleganti e escort. Ognuno può aggiungere quello che meglio crede, il risultato non cambia. Ore e ore di trasmissioni, dirette, telegiornali per arrivare ad una brodaglia indistinta, dove il senso delle parole è andato annacquato e perduto, disperso nei mille rivoli di una retorica da strapazzo creata ad arte per confondere, mischiare le carte e infine suonare vuota. Perché il centrosinistra non riesce, una buona volta, a svoltare nei confronti di una compagine di governo da tempo alla deriva? Anche per questa ragione: per la mancanza di argomenti forti, per l'assenza di un pensiero determinante, chiaro, capace di coinvolgere le persone. Non si spiega in altro modo l'aver perduto e il continuare a perdere contro una forma di potere così sgangherata, misera, debole, idiota, laida come il berlusconismo. Con il suo repertorio di frasi fatte, promesse da televendita e conformismo. Il non riuscire a dimostrarsi migliori di questo sbaraglio, mi dispiace dirlo, è una grossa colpa. Non solo perché prova provata di sconcertante incapacità, ma anche perché germe di un sospetto ancora più grande e indicibile: che sia una forma larvata di complicità? Una forma di tacito accordo in nome della conservazione dell'establishment? Ricordiamoci della grande dimostrazione di democrazia, capacità organizzativa e coesione data pochi mesi fa con le elezioni amministrative e i referendum: quel patrimonio è già stato dilapidato.

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