piccolo spazio pubblicità

Anche il noto giornalista Aldo Cazzullo ha scritto ma soprattutto pubblicato un romanzo. Nell'ambito di una delle molte trasmissioni televisive cui partecipa in qualità di opinionista, presenta la sua fatica letteraria, complice un'indulgente collega. Non è il primo giornalista che scrive un romanzo - quasi che il passaggio dall'opinione politica alla narrativa fosse normale - e temo non sarà l'ultimo. Ma non è tutto. Cazzullo ci informa che scrivere un romanzo non è difficile, che tutto sommato è più complicato scrivere un saggio (alludendo forse alla vasta pubblicistica di giornata con cui ha contribuito ad intasare il mercato editoriale). In un colpo il cronista, opinionista o come si dice ha sgombrato il campo da ogni rovello tecnico e ogni dubbio intellettuale: con la praticità mutuata forse dalla lunga militanza televisiva ha non solo avuto la grave immodestia di ritenersi uno scrittore (immodestia dovuta al fatto che per lui, con ogni evidenza, la scrittura in senso stretto è un di più di cui potrebbe fare a meno) ma anche di impartirci una lezione di alta critica letteraria. E tutto con la leggerezza, con la vaporosa superficialità di una televendita. Ma la vita insegna anche questo: quando si pensa di aver raschiato il fondo, di aver ormai visto da vicino la necrosi del mercato editoriale italiano, spunta sempre un Cazzullo da qualche parte a ricordarti che al peggio non c'è mai fine, e che in fondo la letteratura è solo uno dei tanti settori di mercato a cui un personaggio abbastanza noto può accedere per fare strage di ogni senso del limite e della decenza, arricchendo le proprie tasche e al contempo la già estenuata confusione che regna nella cultura italiana. E' presto per fare previsioni (o forse è già troppo tardi e i cocci ci stanno per piovere in testa) ma tutto indica che nell'ignobile categoria degli istant book, in cui di solito compare la saggistica di risulta, si debba ormai includere anche il romanzo, inteso come oggetto usa e getta. Se non fosse per l'irrisoria quota di mercato (ci siamo tanto imbestialiti da ragionare con la calcolatrice anche in questo ambito) ci sarebbe da temere anche per la poesia. Attendiamo le mosse dei vari cazzulli d'Italia, certi che l'editoria vigente non farà che assecondarli, così come asseconda, di norma, tutto il peggio che le capita a tiro.

0 commenti: