simulacri

In edicola fa bella mostra di sé una rivista patinata, sulla cui copertina troneggia l'immagine di una cantante pop, Lady Gaga. E' un'immagine irreale, artefatta. Non siamo più di fronte alla rappresentazione di un'idea e nemmeno di una persona: quella fotografia è l'immagine di un prodotto. Una figura in serie, perfettamente intercambiabile, aggiornata, con impeccabile tecnica di marketing, ai gusti ambigui di questo scorcio di secolo. Ho osservato la fotografia per non più di qualche minuto; me ne sono rimasti impressi i tratti postmoderni, tratti che avevano sostituito la personalità con un'ipotesi di personalità non più consistente di un fumetto o di un film di animazione. Quella non è la foto di una ragazza, ma la raffigurazione di uno stereotipo, di più: la spersonalizzazione compiaciuta di una persona che ha come risultato un tipo umano nuovo, ma non sorprendente. Lady Gaga, cantante, cessa di essere la sua anagrafe, la sua storia, la sua personalità, per diventare un modello di riferimento comodo, a portata, che si impone nell'immaginario non per la sua unicità ma per il suo esatto opposto: ossia per la propria facoltà di sostituirsi e scambiarsi con qualsiasi altra figura. "Sono tutto corpo e nulla all'infuori di esso" diceva Nietzsche. Qui potremmo tranquillamente ribaltare l'affermazione sostenendo che sono tutto all'infuori del mio corpo, sempre ammesso che il corpo sia ancora testimonianza del sé e della propria personalità, e non piuttosto una sorta di proiezione virtuale e algida di fantasie sessuali ormai raffreddate, depurate di qualsiasi elemento passionale e restituite ad una dimensione tecnologica, dove l'immagine ha definitivamente invaso i campi di tatto e olfatto, ma anche di affetto e sensualità. Immagine sterile, meccanica, truccata. Quali sono i veri tratti di Lady Gaga? Nessuno può dirlo con certezza. E' una maschera di trucco, di lustrini, di photoshop. E' una dea contemporanea, o per meglio dire il simulacro di una dea: la perfetta combinazione di superficialità e consumismo. Rende sul mercato perché è la negazione di un'idea, così come la sua posa truce in fotografia è l'esatto opposto del carattere umano. Rende perché è concupiscenza senza più desiderio, perché il desiderio, come spiega meravigliosamente Spinoza, è "la tristezza che riguarda la mancanza della cosa che amiamo", e non c'è traccia d'amore sotto lo spessore di tutto quel trucco.

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