fenomeni inumani

Uno Stato "totalitario" davvero efficiente sarebbe quello in cui l'onnipotente comitato esecutivo dei capi politicie il loro esercito di direttori soprintendessero a una popolazione di schiavi che ama tanto la propria schiavitù da non dovervi neanche essere costretta. Far amare agli schiavi la loro schiavitù: ecco qual è il compito ora assegnato negli Stati totalitariai ministeri della propaganda, ai caporedattori dei giornali e ai maestri di scuola.

(Aldous Huxley)



Sono sempre più preoccupato (o annoiato, ci si annoia anche di essere preoccupati alla lunga) da tutta quella massa di informazioni che riguardano lo sviluppo o il regresso della società - mondo in direzione tecnico - monetaria. Più sfoglio i giornali (o meno lo faccio, visto quel che servono), più scartabello internet, più, in altre parole, lascio che la valanga mi travolga, più mi trovo di fronte una realtà monodimensionale, appiattita sui parametri intransigenti e incorporei denunciati ormai decenni fa dai filosofi della scuola di Francoforte, ma anche da Marcuse (che non a caso scrisse L'uomo a una dimensione) e da un filologo attento e controcorrente come Roland Barthes. Soldi, tecnicismi, settorializzazione, parcellizzazione: termini inamovibili, rigidi, l'esatto opposto di quello che è l'esperienza umana, così duttile, multiforme, a volte poco spiegabile. Possiamo dire di essere nel mezzo di una fase inumana della Storia? Potrebbe. A patto di epurare dal concetto di 'inumano' qualsiasi scoria romantica o retorica. 'Inumano' non va inteso come qualcosa che ha dimenticato la categoria dell'umano, ma come un'istanza tecnico politica che l'umano non lo prende proprio in considerazione; che nasce e si sviluppa a partire da un orizzonte positivo - negativo che ha abolito le sfumature. Una specie di manicheismo digitale fortemente gerarchizzato, dove la politica si è saldata con l'economia, e dove entrambe si vedono sottoposte ai meccanismi astratti dell'efficienza produttiva. La deriva italiana, in questo senso, è un esempio significativo. Siamo andati oltre all'omologazione denunciata da Pasolini quarant'anni fa, anche se quel tipo di potere si presenta ancora oggi come premessa storica alle piaghe di oggi. La categoria del consumismo non è più sufficiente a spiegare la piega degli eventi, a meno che essa non venga integrata con considerazioni a dir poco inquietanti: come la progressiva riduzione in schiavitù del consumatore, che ora paga un prezzo altissimo in termini di libertà personale e di pensiero all'industrializzazione capitalistica selvaggia con cui l'Uomo, come razza e specie, ha deciso di suicidarsi. Dalla progressiva estinzione delle particolarità etniche, all'estinzione delle particolarità individuali; non più solo la morte delle culture ritenute marginali dal processo di tecnicizzazione, ma la morte civile degli individui fatti fuori dal principio di efficienza. Che è una categoria astratta, artificiale, imposta da una tecnocrazia ridottissima e sempre più potente. In parole povere: chi non diventa monodimensionale, chi non accetta la schiavitù come modello di flessibilità, viene espulso dalla macchina. E' già capitato a Indiani Americani, Aborigeni, e a tutte quelle popolazioni che nei secoli passati si sono viste sopraffatte e schiacciate dal modello economico egemone. Esaurita quella fase, ora tocca alla fronda interna. 

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