Non mi stanco mai di vedere documentari di guerra. Al fondo di tutto credo che ci sia un'inguaribile sensazione di perdita. Ci sono delle motivazioni che non riesco a trovare nello sconquasso di un conflitto, sia esso mondiale o locale. Prendiamo per esempio la Seconda Guerra: una strage immane; di militari, ovviamente, ma anche e soprattutto di civili, di prigionieri. Non bastano le motivazioni economiche per giustificare un disastro storico e umano di tali proporzioni: intervengono per forza di cose altri elementi che la storiografia ha provato, con alterne fortune, ad individuare, senza tuttavia giungere a risposte definitive e accettabili sui perché della barbarie nazista, sulle radici profonde dell'odio razziale, della logica dello sterminio. Fascismo e Nazismo. Ma anche Comunismo Sovietico, con l'orgia di sorda violenza che ha caratterizzato lo stalinismo prima e la tremenda stagione della Guerra Fredda poi. Solzenicyn insegna. La folle guerra intrapresa dal Giappone, i suoi campi di prigionia, ma anche le violenze dei vincitori sui vinti. Non sono avvenimenti lontani nel tempo, non sono episodi legati ad un passato tenebroso e remoto: sono fatti maledettamente vicini, troppo vicini, che ancora ci guardano con occhi sbarrati e vuoti, occhi che riflettono su di noi tutta l'enormità di quel buco nero in cui l'Europa si gettò a capofitto e da cui riemerse solo al prezzo di un bagno di sangue senza precedenti. E parliamo di un periodo in cui il sapere dell'umanità era praticamente quello di oggi: c'erano già stati Kant, Hegel, Montaigne, Leonardo da Vinci, Galileo e via di questo passo. Potremmo allora dire che la barbarie si è dispiegata in tutta la sua bestialità nonostante la luce di una cultura che aveva già infuso all'Europa i tratti distintivi del suo carattere. Sopratutto per questo motivo la guardia non può mai essere abbassata, dando per scontati e acquisiti dei diritti, delle garanzie. Riflessione ai limiti dell'ovvio forse, ma la dismisura tra il bello prodotto dall'umanità e l'inferno che nello stesso tempo la stessa umanità è in grado di produrre è qualcosa di indicibile. La cronologia nuda e cruda è un metro di giudizio ampiamente insufficiente se pensiamo che Les Fleurs du mal di Baudelaire precede di quasi settant'anni il Mein Kampf: un arco di tempo in cui la ragione scissa da ogni regola etica ed umana ha generato dei mostri grandi quanto tutto il mondo.
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