All'ennesima volta in cui ho sentito pronunciare la fatidica frase: "Che esempio è per i giovani?" Mi sono sentito male. Vorrei riuscire a rendere con parole semplici un concetto abbastanza ostico. Vorrei dire: un giovane di cultura media o medio alta non va a cercare esempi nella scatola televisiva, nei rotocalchi e nemmeno nei giornali. Di esempi, per fortuna, l'umanità ne ha prodotti parecchi nel corso dei millenni, e tutto ciò di cui abbiamo bisogno, in termini di formazione, è già pronto, pubblicato e disponibile. Non c'è nessuna necessità di andare a scovare emblemi di buona umanità nel curriculum di un politico o di un giornalista asservito al potere. Gli esempi davvero alti sono altrove, e dispiace che qualche megafono televisivo insista nel fare la paternale ripetendo con fare contrito: "Ma gli esempi per i giovani dove sono?" Ci sono, basta essere in grado di leggere: da Platone a Marco Aurelio, da Montaigne a Proust, siamo pieni di esempi, in tutti i campi, in tutti i settori, perché per fortuna il sapere è ormai condiviso, fruibile da chiunque. Quindi la conduttrice televisiva che con fare saccente e voce querula pone la fatidica - e retorica - domanda, commette un atto di presunzione duplice: sia perché suppone di dover indicare in qualche modo la via, sia perché, implicitamente, ritiene di aver vissuto in un'epoca (gli anni settanta, diciamolo subito e togliamoci il pensiero) in cui invece gli esempi c'erano e in abbondanza. Non è necessariamente così. E se proprio di crisi si tratta, se proprio di decadenza si tratta, allora viviamola per quello che è, senza rifarci continuamente ad un passato che non solo è morto e sepolto, ma con ogni evidenza è anche responsabile del banchetto selvaggio che ha esaurito a suo tempo le risorse pubbliche. Qualche volta, tra una celebrazione e l'altra del passato, bisognerebbe ricordare anche questo. Così, giusto per fare un esempio.
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