Ho visto il nuovo film di Michele Placido, Vallanzasca - Gli angeli del male, cercando, per quanto possibile, di mettere tra parentesi ogni polemica preventiva, sia per una questione di salute mentale, sia per evitare di guastarmi la visione del film alla luce di pregiudizi. La trama della pellicola è nota: in un susseguirsi di sangue e violenza, viene narrata la vita criminale di Renato Vallanzasca, celebre bandito milanese a cavallo tra gli anni settanta e ottanta: una lunga corsa verso l'inferno, una cavalcata nelle tenebre lastricata di morti ammazzati, rapine, sequestri. Il personaggio che Placido tratteggia è quello di un uomo che ha consapevolmente scelto il male, pur essendo pienamente in possesso delle proprie facoltà mentali e non provenendo da un retroterra familiare disastrato (alcune delle scene più toccanti riguardano proprio il rapporto tra Renato e la i genitori). Il film è veloce, incalzante, segue in tutto e per tutto quei principi stilistici che Placido ha adottato nei suoi ultimi lavori; non è per nulla un racconto agiografico, né tantomeno la santificazione di un demone: viene posto l'accento unicamente sulla, chiamiamola così, coerenza del personaggio, che in nessuna circostanza ha mai cercato sconti o inscenato rumorosi e tardivi pentimenti allo scopo di ottenere sconti o favori. Punto. Il resto è una folle corsa. Folle e, bisogna dirlo, un po' superficiale: lo sfondo storico di quegli anni passa in secondo piano, i rapporti tra mala milanese e altre organizzazioni criminali sono omessi, le motivazioni di fondo vengono sistematicamente eluse, e tutto sembra avvenire sotto la luce di una inquietante e ottusa casualità. I crimini si susseguono, il computo degli anni di carcere aumenta (fino allo sconcertante totale di quattro ergastoli e centinaia di anni di galera), ma, secondo la logica del film, senza un vero perché. E' un buon film, molto godibile, ma non un capolavoro. Peccato perché gli ingredienti c'erano tutti: una storia molto forte, una fotografia eccezionale e suggestiva, un protagonista, Kim Rossi Stuart, che ha dato prova di una sottile capacità mimetica. La sua è forse una delle interpretazioni migliori degli ultimi anni di cinema italiano: così sofferta, così viscerale, così addentro alla chimica del personaggio. Gli angeli del male resta un'incompiuta. Di valore, di carattere, ma un'incompiuta: un difetto che solo il tempo potrà trasformare in un successo a venire o in un'irrimediabile colpa.
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