fashion

Verso la fine di un pasto solitario, capito con deplorevole ingenuità sul Tg2. Prima parte: servizi in abbondanza sulla crisi, intervista agli esercenti, massaie al mercato. Su che cosa risparmia signora? Sto attente alle offerte. A che cosa rinuncia? Al cinema e alla pizza. E fin qui siamo al consueto bollettino di quotidiana e rassicurante mediocrità. Mentre mi sbucciavo un'arancia, il fattaccio: il Tg sgorga nei numerosi delta delle sue rubriche. Una ha un titolo che non promette niente di buono: costume e società. Ottimo contenitore per pinzillacchere di ogni risma, marchette, figurine televisive. Il servizio che parte ha tutte le carte in regola per stupire. Cito a memoria: "Il giorno del matrimonio tutto deve essere perfetto, cerimonia, pranzo, vestito. La sposa deve essere al massimo della forma, ma anche la madre della sposa non vuole essere da meno, e neanche la suocera, e allora perché no un ritocchino dal chirurgo plastico?" Tra un frizzo e un lazzo, una musica di sottofondo a casaccio, la vocina irritante dello speaker (la voce di chi ti prende bellamente per le terga) l'arancia mi scappa dalle mani. Ma come? E la crisi? E la massaia coi capelli a crocchio? Niente, un colpo di spugna e si cambia registro, ora siamo nel costume e società, dove i sogni si avverano, la realtà si alleggerisce. E pazienza se il telegiornale assume dei connotati contraddittori, ma che potremmo chiamare tranquillamente schizofrenici: una pacca sulla spalla e una spinta ai consumi, un po' di paese reale (che fa tanto figo dirlo) e un po' di fumo negli occhi, un po' di lacrime e un po' di fashion, così, tanto per ridere, tanto per passare la mezzoretta di "informazione" quotidiana e sentirci tutti più a posto. Sempre più complici e vittime del nostro disastro. Ma con le rughe tirate.

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