Leggo su Repubblica un'Amaca di Michele Serra in cui si sostiene che l'allenatore dell'Inter ha deciso di andarsene dall'Italia per una sorta di rivalsa nei confronti del nostro paese, che ormai fa troppo schifo per poter essere abitato. E' vero, le cose vanno maluccio. Per essere più precisi: stiamo andando a rotoli. Certo che però risulta difficile accettare il paragone che Serra fa tra gli italiani che nel loro paese non vedono un futuro per mancanza di prospettive, di adeguate soluzioni economiche e di trasparenza e le scelte di un ricco multimilionario che per puro capriccio si diverte a dare scandalo (che scandalo poi?) alle conferenze stampa. Uno stramilionario che allena una squadra di calcio, che ha intascato senza battere ciglio i soldi italiani e che adesso ha anche la pretesa di passare per un eroe mentre in realtà è solo un maleducato e uno sbruffone di piccolo cabotaggio. Serra parla di "talento da sperimentare ovunque". Ma quale talento? Stiamo attenti a non confondere l'oro con il piombo, a non tentare di giustificare quella che è una di per sé onesta attitudine (quella di allenare), con il talento, che è un'altra cosa. Un'attitudine puramente commerciale, che in virtù della sua spropositata eco mediatica fa cadere denaro a pioggia: denaro ingiustificato, insensato, che non ha ragione di essere. Ecco fatto, ci sono cascato anche io. Con una manovra finanziaria da 24 mld di euro, un casino che non finisce più, un'economia al collasso, un governo bugiardo che ha mentito fino adesso sullo stato delle cose, mi sono messo a parlare dell'allenatore dell'Inter, di cui, tra l'altro, mi importa meno di niente. Mi fa solo girare le scatole, ma al pari di un semaforo rosso, di una stringa delle scarpe che si rompe, niente di più.
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