Il tracollo del sistema ferroviario italiano è la fotografia esatta e in un certo senso complessiva di molte contraddizioni. E' il fatale contrappeso gravitazionale che ci riporta a terra. Viviamo in un sistema che ama offuscare con quantità spropositate di fumo: il ponte sullo stretto, l'alta velocità, il nucleare spacciati come pasticche di Lsd, che promettono un viaggio dei sensi nell'immobilità del reale. Poi bastano ventotto centimetri di neve, e tutto va a ramengo. La colpa? Di nessuno. Sono quindici anni di berlusconismo che hanno portato a niente. Quindici anni alternati con la modesta forza del centrosinistra, va bene, ma sono ugualmente quindici anni di promesse, di bolle di sapone e fuochi artificiali. La gente del fare, che cosa ha fatto? A parte il tentativo di privatizzare l'Italia, di smontare lo stato sociale, di illuderci con qualche gioco di prestigio (leggi il ponte sullo stretto, il tardivo e folle ritorno al nucleare...) che cosa ha fatto? Siamo una nazione che si crede forte, ma che alla prova dei fatti non lo è. Ci siamo detti addosso troppe cose, ci siamo forse imbrogliati a vicenda, ma ad ogni modo abbiamo preso un granchio: abbiamo creduto alla pubblicità. E abbiamo comprato, abbiamo votato. Le cose vanno male? Colpa dei comunisti. Non sei d'accordo con me? Mandante morale, comunista, eversivo! Eppure bisogna ribadire il concetto a più non posso: non sono d'accordo, non sono d'accordo. Non sono d'accordo con la politica dell'immagine, del ritorno al grembiule, dei tagli alla cultura, della cartapesta con cui si coprono le magagne e si fanno rientrare in Italia i capitali evasi con un pizzicotto sulla guancia del 5%. Non sono d'accordo con la politica degli yes man, dei maggiordomi, dei ministri di scarso spessore. Ma soprattutto bisogna avere abbastanza igiene mentale da dire un secco no alla repubblica plebiscitaria e populistica. Quella che dice che stai volando, anche quando stiamo saltando su un tappeto elastico.
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