La differenza tra avere un romanzo in testa e avercelo tra le mani, scritto, rilegato, con il suo codice e il suo indice, significa molto per uno scrittore. Significa varcare una linea di accesso, superare un confine e trovarsi in un campo in cui tutto è uguale eppure difforme. Sarà perché io non scrivo per hobby, ma perché sono in qualche modo condannato a farlo. Le storie pretendono di essere scritte, e i libri, qualche volta, chiedono di vedere la luce in una pubblicazione. Non sempre, perché è vero che si scrive anche per se stessi, ma qualche volta capita di non potersi rassegnare al cassetto. Scriviamo in molti, in troppi probabilmente, e anche questo è un grosso problema. Credo sia una questione di pudore, che si può affrontare solo ponendo l'onestà intellettuale al primo posto: sono sicuro di quello che scrivo o si tratta di vanità e basta? Ovviamente è il giudizio del lettore che può dare una risposta. Ma anche qui: sono tanti i lavori scoperti i ritardo: penso a Morselli, o alla Ortese. Il pubblico non è sovrano e, piaccia o no, assecondare i gusti dei potenziali lettori è quanto di più laido e disonesto si possa fare. Opinioni personali ovviamente. Molti scrittori ragionano in modo opposto al mio: amano la melassa, la micidiale combinazione di "cuore amore anima sentimento amicizia". Io no. E nemmeno pretendo di parlare a nome di una generazione, anche perché io non so che cosa sia una generazione. Non so che cosa siano le mode, le tendenze, il fashion e il trendy. Scrivo di conseguenza. Non ambisco ai premi letterari. Devo molto alla letteratura, questo sì. E preferisco il classico al pop; il postmoderno al giovanilismo. Per ricevere delle copie mandatemi una mail, oppure telefonate allo 0362-231824
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