correre

La proposta è elettrizzante: portare (su certi tratti e a certe condizioni) il limite di velocità a 150 km/h. Chi non è d'accordo? In un sondaggio probabilmente la proposta raccoglierebbe un consenso plebiscitario. Come abolire le tasse, più o meno. Ma è una decisione sbagliata. Mi spiego: una delle clausole per poter accedere ad una velocità maggiore sarebbe quella di possedere un'auto adeguata. Più potente e più sicura. E chi ha meno soldi e quindi non se la può permettere? Resta indietro, col rischio oltretutto di venire travolto da un suv più bello e potente della sua spregevole utilitaria. Non è una semplificazione: stiamo costruendo una società malata in cui, un passo alla volta, i maggiori diritti corrispondono alle maggiori entrate economiche. E' un'Italia allegramente idiota, beotamente ottimista, che ama le vacanze, che ama non pensare, che apprezza i culi alla tv. E' l'Italia di Mediaset, che intervista i guidatori raggianti di fronte alla possibilità di correre un po' di più e impunemente. Chiediamo alle associazioni di vittime della strada se ritengono che sia una norma giusta; chiediamolo alle forze di polizia. Poco importa se è limitata e consentita a pochi: apre una breccia, e di fatto impone una nuova discriminazione tra chi ha e chi non ha. Chi ha di più ha anche il diritto di correre di più. E' l'Italia di Berlusconi, delle privatizzazioni, dell'acqua che diventa bene privato quasi senza che nessuno se ne sia accorto. Non voglio allargare il discorso eccessivamente, ma basta ampliare di poco lo sguardo per vedere che è tutto collegato: l'edonismo, la banalizzazione, la cementificazione, il disprezzo per il meno abbiente, per il diverso, sono tutti sintomi di un'unica malattia. Spegniamo questa fottuta televisione, facciamoci del bene.

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