dediche

Da una persona intelligente e coraggiosa come Roberto Saviano mi sarei aspettato una frase un po' più aggraziata. Ritirare un premio a Milano e dire che i veri milanesi sono i meridionali e non i milanesi da sempre mi pare una caduta di stile. Mi sarebbe piaciuto di più sentire: siamo tutti milanesi, siamo tutti italiani. I meridionali aiutano il nord e i settentrionali aiutano il sud, perché siamo una nazione. Quella dedica così smaccata, così tranciante, così inutilmente polemica mi è sembrata proprio una nota stonata in una giornata che invece avrebbe potuto essere occasione di confronto e di collaborazione. Non c'ero, magari è andata proprio così, ma viste quelle parole la sensazione è che ci sia stato un qualcosa di troppo. Non ho il culto degli antenati né dell'appartenenza geografica (figurarsi, è un terno al lotto), ma credo che i miei nonni e bisnonni non siano meno lombardi degli amici che sono immigrati dal sud. Forse qualche volta le parole andrebbero misurate, non fosse altro per quei milanesi che non ci sono più, e che la storia di questa terra l'hanno fatta, anche se la Storia non si ricorderà mai di loro. Creare a parole uno steccato (un altro) determina fatalmente un'altra divisione, due parti. Saviano gode di una tale popolarità che dovrebbe sapere ciò che ogni suo intervento significa, il rumore che comporta, la portata che assume. Non è uno scandalo ciò che ha detto, è solo una frase superficiale e un po' sciocca, che si può perdonare al bar, ma che è destinata ad avere tutt'altra eco quando a pronunciarla è uno scrittore in prima linea come lui.

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