La svastica sul sole viene definito da qualcuno come il capolavoro di Philip K. Dick. La dicitura sulla copertina ci tiene a specificarlo. Le opinioni, scartabellando su internet, sono comunque discordi. Quanto a me, non sono un grosso frequentatore della letteratura di genere: lo dico senza false dichiarazioni d'umiltà: non è una letteratura che mi abbia mai granché interessato. Ci capito qualche volta, valuto caso per caso, ma senza mai farne un'ossessione. Così è avvenuto con questo romanzo di Dick: fantapolitica più che fantascienza. Storia possibile di un mondo in cui le forze dell'Asse hanno sconfitto quelle Alleate. Il mondo viene ripartito tra Germania e Giappone, mentre alla derelitta Italia non vengono date che le briciole. In questo universo parallelo si incrociano le esistenze di diversi personaggi, uniti dall'interesse per l'I - ching e da un romanzo proibito che narra le vicende di un mondo in cui a vincere sono state le forze Alleate. Pretesto avvincente (anche se già trattato da altri) che dà vita ad un romanzo di rara noia. Situazioni di debordante banalità, descrizioni piatte, dialoghi da telenovela. Il tutto condito da una forma nemmeno tanto recondita di razzismo nei confronti degli italiani: descritti come delle scimmie, dei vigliacchi, dei sottouomini. Dick ha letto poco, e studiato ancora meno. Non sa di Cefalonia, non sa di El Alamein. Non sa e non vuole sapere: si accontenta della vulgata per servire un bel groviglio di luoghi comuni, un brogliaccio insipido in cui non si capisce niente, tantomeno perché sia stato scritto. Il finale è un insulto. Il mio approccio al romanzo non sarà raffinatissimo da un punto di vista filologico, ma credo che la filologia serva a poco quando si ha a che fare con della narrativa di livello così basso: inesistente da un punto di vista intellettuale, noiosissima sul versante della pura fiction. L'autore pretende di fare un affresco con delle minutaglie, dei residui marginali. Sembra il libro di uno che ha sentito parlare di nazismo e di fascismo e che sulla falsariga di qualche chiacchiera abbia deciso di scrivere un romanzetto. Il personaggio italiano è il milanese Joseph Cinnadella. Joseph Cinnadella. Manco s'è sprecato a controllare qualche nome italiano e milanese un poco più probabile. Ottimo sottobicchiere, comunque.
1 commenti:
Recensione un tantino sbilanciata sul negativo. Razzismo nei confronti degli italiani non ne ho notato; c'è nell'ambientazione, da parte della Germania, ma ciò non vuol dire che sia razzista l'autore. Cinnadella è un nome insulso, ma dopotutto è falso...
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