Ho letto con uno stato d'animo particolare Sinistrati, uno degli ultimi pamphlet di Edmondo Berselli, il giornalista scrittore scomparso di recente. In bilico tra metodo e ironia, la scrittura di Berselli ci accompagna in un cammino storico culturale di sorprendente chiarezza, che non rinuncia agli aneddoti e ai ritratti gustosi ma che nemmeno si tira indietro quando c'è da fare l'affondo, quando si tratta di dare la stoccata ai luoghi comuni del potere e nello specifico del potere politico. In Sinistrati si avverte tutto l'affetto per un mondo che non c'è più, quello della sinistra democratica e di cultura: l'autore fa di tutto per negare (e negarsi) ogni concessione malinconica, ma di fatto il libro denuncia un'irrefrenabile nostalgia per una rivoluzione non compiuta, per un intero sistema di valori (che potremmo definire con qualche approssimazione gramsciano) che nonostante anni di forte influenza politica non è mai riuscito ad arrivare al governo, e quindi al potere esercitato. L'analisi si snoda fino a qualche mese fa, dicembre per l'esattezza. Le soluzioni per un futuro alternativo a questo tipo di destra, però, nemmeno Berselli era in grado di suggerircele, visto che, nella parte finale, si lascia andare ad una considerazione tanto schietta quanto in fondo vera: come mai a livello planetario la gente ha dato credito alle parole di una parte politica che non ha mai risolto niente e che con ogni probabilità ha anzi contribuito, non solo negli Usa, al dissesto economico globale? Domanda che aleggia, inquietante. Una sola risposta possibile: dare la sensazione di fare. Agitarsi, muoversi, dare risposte superficiali ma di grande impatto ai bisogni più strillati della gente, sostenendo il tutto con campagne mediatiche massicce. E' accaduto in Italia, ma anche in Francia e in Russia. Ora i francesi, forse, si stanno riavendo dalla sbornia, ma in Italia, stiamone certi, ci vorrà molto più tempo. Chissà che ne direbbe Berselli.
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