Resta da capire quale sia esattamente i ruolo dei Beni Culturali in Italia. Un dicastero c'è, una sua elegante sede in Roma c'è. C'è anche un ministro, per quanto questi appaia più impegnato a difendere a mezzo tribuna televisiva il suo pigmalione che a gestire l'immenso patrimonio artistico e culturale italiano. Il ministero c'è e non c'è, come tutti gli apparati nebulosi che si rispettino: è un'entità che aleggia sui tamburini dei cantieri, un simbolo che di tanto in tanto patrocina qualche evento mondano, ma in soldoni non si sa esattamente quali siano i suoi compiti, specialmente negli ultimi anni. Come stiamo messi a valorizzazione del territorio? E il patrimonio artistico? Quali sono i progetti del ministero per le politiche culturali? Questo non è dato sapere. Di tutti i sottosegretari che sicuramente ci sono, non si sa quali siano i compiti e le funzioni. Il ministro, nelle sue pose evangeliche, non si è mai degnato di dire mezza parola circa la sua missione istituzionale: facile è invece trovarlo intento a dispiegare mezzi psicologici e risorse vocali per difendere ogni genere di causa, tranne quella che dovrebbe vederlo protagonista. Inutile dire che i Beni Culturali dovrebbero essere non solo il nostro fiore all'occhiello, ma anche e soprattutto la nostra punta di diamante, il volano che avrebbe tutte le carte in regola per consentire, unitamente al turismo, una rinascita economica e morale di buona parte della società. E invece calma piatta. Il fu governo Prodi, tra un disastro e l'altro, perlomeno fece la voce grossa con il Getty Museum per ottenere la restituzione di alcuni reperti trafugati. L'attuale governo ha invece preferito imboccare la strada che gli è più consona: massacrare la cultura italiana. Ignorandola, umiliandola, sbattendola nel dimenticatoio. D'altra parte da un agglomerato sottoculturale che ha prodotto Mediaset e relative mostruosità non era lecito attendersi molto di più.
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