Il Vaticano riabilita, quarant'anni dopo lo scioglimento, i Beatles. Dopo averli definiti satanici, pericolosi e via discorrendo arriva l'assoluzione postuma, e non richiesta. Esemplare, da questo punto di vista, la risposta del pimpante Ringo Starr: "I couldn't care less", non me ne può importare di meno, coro al quale siamo credo in molti ad unirci. Il perdono papale arriva in ritardo di quasi mezzo secolo, non voluto e non avvertito come necessità da nessuno: i Beatles sono storia e lo sono con o senza il consenso della gerarchia cattolica, lo sono per via dell'impronta popolare che hanno lasciato, per il modo in cui hanno influenzato la cultura di una grossa parte di mondo, diventando simbolo oltre ogni tempo. Il Vaticano non capì allora e non capisce nemmeno adesso, visto che l'Osservatore tiene a specificare che la riabilitazione avviene nonostante la vita di eccessi dei fab four; come dire: ti perdono nonostante non mi piaccia il tuo stile di vita. L'entrata, sguaiata e sgangherata, diventa comica se si pensa a quanti fan dei Beatles cattolici ci siano stati nel corso degli anni e ci siano tutt'ora: persone rispettabilissime, inserite nella società, ottemperanti al proprio credo, che nemmeno in piccola parte sono stati deviati dal presunto messaggio esoterico satanico dei quattro di Liverpool. Se allarghiamo il discorso ai non cattolici (fan dei Beatles e brave persone) ci troviamo di fronte all'ennesima sconfitta delle frange più retrive della gerarchia cattolica, un conglomerato di potere bravissimo a dare addosso alle innocenti passioni altrui ma indulgente e omertoso quando si tratta di giudicare se stesso. E ora questa assurda riabilitazione. Mi piacerebbe sapere quanti cattolici fan dei Beatles si sentano sgravati da un peso di coscienza ora che i loro beniamini sono rientrati (a forza) in seno ad una Chiesa in cui non credono e alla quale non devono assolutamente nulla. I couldn't care less too, Ringo.
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