Apprendo di essere governato, tra gli altri, anche dal figlio di Umberto Bossi, Renzo. Leggo con crescente sconcerto della sua elezione a consigliere regionale. Non bastasse leggo anche la sua prima dichiarazione ufficiale: non tifo la nazionale italiana di calcio. E fin qui, chi se ne frega potrei anche dire, non siamo condannati ad essere tutti tifosi pallonari. Ma è la chiosa che mi mette in allarme: "Il Tricolore identifica un sentimento di cinquant'anni fa." Una frase, tanto per fare i precisi, che non significa nulla. Forse il nostro consigliere intendeva sessantaquattro anni fa, quando nacque ufficialmente la Repubblica Italiana, il 18 giugno del 1946, perché nel 1960 non mi risulta che sia avvenuto qualche fatto inerente alla storia repubblicana. O forse, più semplicemente, non voleva dire niente. Ha dato aria ai denti con una frase che potrebbe anche essere liquidata come scadente e superficiale, se non fosse che questo Tricolore è stato conquistato con il sangue di tanta gente, specialmente giovane, che è morta in nome della causa unitaria, è morta perché l'Italia smettesse di essere "un'espressione geografica". Male informato, il caro Renzo. E dire che ormai è un politico di livello, con uno stipendio altrettanto di livello da cui sarebbe lecito pretendere non solo il rispetto dovuto a un valore che è di tutti e che è incarnato da quella bandiera, ma anche, perlomeno, un minimo di decenza istituzionale, un minimo di intelligenza politica. Già che ci siamo, sarebbe anche bello dire agli amici leghisti che non solo la Padania non esiste, ma che non è mai esistita e che non esiste nessuno straccio di fondamento storico politico e culturale che giustifichi l'esistenza di questa entità, se non forse solo nella fantasia di qualcuno. E se proprio l'Italia fa tanto schifo, si potrebbe andare a fare il consigliere regionale da qualche altra parte.
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