Sembra che per un po' ci porteremo addosso anche questo nuovo tormentone, quello dell'eccellenza. Non so bene che cosa sia, ma a quanto pare i potentati mediatici che dettano leggi e gusto ci contano molto: una specie di marchio di garanzia che divida la feccia da ciò che invece è meritevole di essere salvato, con un'operazione di merchandising molto simile a quella attuata per il digitale terrestre. Si prende un prodotto qualunque, si bombarda il cervello della gggente dicendole che si tratta di un bene irrinunciabile e che solo noi siamo in grado di farlo così bene e il gioco è fatto: l'eccellenza è creata. Solo che anche in questo caso per rendere qualche cosa un'eccellenza bisogna prima di tutto svilirla a bene di consumo, ad oggetto della domanda e dell'offerta, con le conseguenti contraddizioni. Nell'equivoco restano coinvolti settori come la cultura e la sanità, tanto per dirne due. Ma soprattutto si tende a privilegiare il privato. Sta passando il messaggio: privato è meglio, perché ciò che è privato è esente dalle pastoie e dalle inefficienze della pubblica amministrazione, e quindi è più competitivo. Molti genitori deficienti potrebbero già pensare alla scuola elementare dei loro figli come una piccola fabbrica che deve occupare e difendere le sue quote di mercato, badando a rispettare certi parametri, e soprattutto ad inculcare nelle menti dei loro pargoli il mito della competitività e della produttività. Quale consesso migliore di una scuola privata allora? Ma anche ospedali, cliniche, e presto anche vigilanza privata: la vigilanza eccellente. Quest'ultimo potrebbe sembrare un paradosso, ma mica poi tanto: laddove le forze dell'ordine vengono disossate dai tagli e dagli ostacoli legislativi (stoppare le intercettazioni per esempio) a qualcuno un domani potrebbe venire in mente di istituire il suo esercito privato (le ronde non vanno già in questa direzione?).
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