Ovidio Romer è un pittore di successo. Le sue opere girano il mondo, incontrano il favore di pubblico e critica, procurano all'autore gloria e riconoscimenti. La vita di Romer sembra tutta in discesa, in un susseguirsi di eventi memorabili. Ma c'è anche l'altra faccia della medaglia: la drammatica situazione familiare, il travagliato e insoluto rapporto con il padre, la solitudine che non trova sbocco. In mezzo, la guerra in Africa, gli incontri occasionali, i viaggi, gli equivoci. Le pietre volanti di Luigi Malerba è una biografia fittizia (alla lontana ispirata alla vita del pittore Fabrizio Clerici, citato nel testo oltretutto), un incastro di sentimenti ed esperienze che trovano la loro collocazione in una faccia, un nome, una professione, quella bistrattata o glorificata di pittore. E' un romanzo particolare: denso, enigmatico, ricco di sfumature, apparentemente lineare. In realtà la narrazione procede su un binario doppio: quello della vita pubblica e quello della vita psichica del protagonista, due vie che procedono in parallelo, ma che non di rado di scontrano o si allontanano, lasciando Ovidio in preda alla crisi. Il romanzo dice molto sul travaglio creativo che sta alla base di ogni opera, ed è come se Malerba, con il pretesto della pittura, ci parlasse in realtà di scrittura, e di quanto sia impossibile, per uno che artista non è, arrivare ad intuire il processo mentale che porta un autore a rivelarsi tale. Mi viene da dire che Le pietre volanti è un romanzo per iniziati, dove i segni hanno preso il posto delle parole e dove la decifrazione ha sostituito la lettura: molte sono le chiavi di lettura infatti. La biografia immaginata, il racconto di formazione, la denuncia di uno stato d'animo. Tutte interpretazioni vere ma nessuna che sia in grado di definire l'opera a livello complessivo. Il bello è che il racconto si legge in fretta, e scorrevolmente: la lingua di Malerba è colta, piacevole, ma allo stesso tempo colloquiale. E' un italiano veramente bello, musicale e ritmico, che non stanca mai, che ci accompagna alla scoperta di un mondo, quello della pittura, senza cedere alla tentazione critica o peggio ancora scolastica. Le pietre volanti sono i relitti della nostra vita, quelle rovine che l'artista fotografa, tenta di sublimare, ma che alla fine subisce come e più di tutti i mortali, vittima della sua stessa, disperata consapevolezza.
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