Presentazione del romanzo

Presentare il mio romanzo di fronte ad un pubblico amico è stata un'esperienza da ricordare. Per la prima volta ho avuto modo di chiarire anche a me stesso diversi punti del libro, proprio perché, più che una presentazione, ho cercato di fare un'analisi in pubblico, senza filtri, senza reticenze. Il risultato è stato a mio avviso molto buono. Perfettibile, come tutte le cose, ma soddisfacente. Ho avuto la fortuna di avere di fronte un uditorio attento e partecipe, che in alcuni passaggi ha saputo trasmettermi sensazioni, addirittura indicazioni. Davanti mi sono trovato volti noti, altri sconosciuti, ma nel complesso ho avuto modo di percepire il calore della gente, la sua capacità di interagire con me, non solo con gli interventi e con le domande, ma anche con una tensione emotiva che ha saputo svilupparsi nel corso di tutto l'intervento. Il mio intento era quello di portare all'attenzione i meccanismi interni di Un uomo da abbattere: le sue premesse psichiche, sociali, emozionali; nonché i motivi che mi hanno portato a scriverlo in quel modo e non in un altro. Sarà un criterio che credo adotterò anche nelle prossime presentazioni: la storia, il plot, è qualche cosa che ogni lettore può afferrare. Ciò che ritengo sia un valore aggiunto è rappresentato invece da ciò che sta dietro: il meccanismo appunto, l'obbligatorietà di alcune scelte, la necessità di alcune autocensure. Ad ogni modo, una giornata da ricordare, che mi ha consentito di mettere a fuoco alcuni temi, di perfezionare le mie parole. Ho iniziato il mio discorso con una piccola premessa sui volti: i volti dicono davvero molto. Sono un una sorta di geografia, sono ciò che ci rimane impresso anche a distanza di anni. Sono in fondo la storia più vera che possiamo raccontare, il nostro diario, la nostra presentazione. E ognuno se la guadagna come può.

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