La vicenda della Germania che tra uno sghignazzo e l'altro propone in modo semiserio alla Grecia di vendere qualche isola per ripianare i bilanci, mi pare l'ennesimo atto di strafottenza gratuita perpetrato da un forte nei confronti del più debole. Un gesto grave, inopportuno, ignorato dalla maggior parte dei media che tutt'al più si sono limitati ad evidenziare, con colpevole ritardo, il carattere provocatorio della proposta. A quanto pare il vizio di sparare la prima cazzata che passa per la testa aggiungendo, a danno fatto, che si tratta solo di una provocazione non è solo una prerogativa italiana. Resterebbe da chiedere agli amici tedeschi quale sia l'utilità della loro provocazione, ma credo che nemmeno loro sarebbero in grado di dare una risposta, nonostante che l'iniziativa sia partita da due parlamentari, non da due buontemponi che se la raccontano al bar. L'inciviltà del gesto e l'annesso, sottile velo di razzismo che lo sottende, sono uno scandalo. Non ci sono molte altre parole. Se qualcuno avesse proposto agli Usa di vendersi le Hawaii per fornire un'istruzione di qualità a tutti i suoi cittadini indigenti, il mondo libero si sarebbe rivoltato, magari, vista l'aria che tira, agitando il cappio per aria; forse, e dico forse, anche nei confronti dell'Italia si sarebbe usato un po' più di riguardo. Ma sulla Grecia si può tranquillamente sparare ad alzo zero, impunemente, con in più un insopportabile retrogusto beffardo, da primi della classe. E' stato un episodio indecente, di cui nessuno si ricorderà più tra non molto. La solita storia del ricco contro il povero, del garantito contro il non garantito; la solita storia di giudizi variabili a seconda del portafoglio del coinvolto, il solito scandalo dei due pesi e due misure.
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