scegliere il male


L'altra sera è andato in onda su Raitre un episodio della Grande Storia, intitolato Alla corte di Mussolini. Si parlava tra gli altri di gerarchi come Balbo, Starace e Farinacci, ma l'episodio a suo modo più significativo del documentario è stato probabilmente quello dedicato ad Alessandro Pavolini. Figura complessa e delicata la sua. Uomo di cultura, cresciuto in ambiente agiato e di ampie vedute, scrittore di livello, organizzatore di eventi culturali che celava in sé il lato oscuro di uomo violento, squadrista implacabile, inventore delle famigerate Brigate Nere. Lessi anni fa una bellissima e sconcertante biografia del personaggio, scritta da Arrigo Petacco: L'ultima raffica di Salò, rieditata anni dopo con il titolo di Alessandro Pavolini, il superfascista, oggi entrambi introvabili o quasi. Nonostante le letture fatico ancora a comprendere che cosa significò l'adesione al fascismo più intransigente e massimalista per una personalità come quella di Pavolini; di certo non i soldi o qualche brama di potere, perché per il fascismo ci restò secco, tanto da trovare la sua ragione di vita (e anche una specie di allure epica) nella coerenza portata fino alla fine, fino in fondo, laddove molti scapparono o si convertirono in extremis. Pavolini no. Questo non basta, naturalmente, ad assolverlo. La bestialità cieca delle sue azioni rimane: una ferocia che lo portò ad uccidere indistintamente per salvare ciò che restava della Rsi, senza più nemmeno l'ombra di quell'onore di cui andava vagheggiando e di cui la retorica fascista si riempiva la bocca. Il mio interrogativo, in fondo, è semplice: come poté un uomo della sua levatura trasformarsi in una macchina di sterminio? Le ragioni affondano nella psiche dell'uomo e di un'intera generazione, traviata da anni di propaganda e cresciuta nel culto del regime. Ma anche qui, ci sarebbe da dire: come collocare allora Giuseppe Bottai? Anche lui fu gerarca, anche lui fu uomo di cultura, eppure ad un certo punto nella sua vita crebbe la consapevolezza che il fascismo stava portando la nazione al disastro. Si chiamò fuori, votò contro Mussolini nella seduta del Gran Consiglio il 25 luglio 1943 e infine si arruolò, ultraquarantenne, nella Legione Straniera francese, come espiazione. Difficile dire se Pavolini, per contro, ebbe mai un momento di incertezza.

0 commenti: