La cerimonia degli addii di Simone De Beauvoir è il racconto degli ultimi anni di Jean Paul Sartre, filosofo, scrittore, porta bandiera dell'esistenzialismo francese ed europeo. E' una narrazione asciutta, composta, priva di sbavature. Dalla lunga conversazione con Sartre emerge un ritratto genuino, interessante specie per quel che riguarda la parte dell'infanzia, in cui l'autore prova a mettere a fuoco le linee tematiche che avrebbe sviluppato negli anni di maggior fervore intellettuale. C'è molta attenzione nei confronti della struttura intellettuale che ha consentito a Sartre di diventare Sartre, l'uomo che rifiutò il Nobel, ma si avverte anche una certa dose di supponenza, della serie "so di essere un mito". Incredibilmente non viene dato abbastanza spazio al rapporto di amore odio con Albert Camus, che invece è, secondo me e non solo secondo me, uno dei nodi fondamentali dell'esistenzialismo; capire le differenze tra Sartre e Camus è probabilmente capire una grossa fetta di storia culturale europea del novecento. De Beauvoir, comunque, tenta un'opera di scavo che non si limiti alla superficie delle cose: indaga, insiste su punti che Sarte, con tutta evidenza, preferirebbe lasciar perdere, come per esempio i suoi debiti intellettuali nei confronti di altri autori. E' una testimonianza che si sforza, quasi sempre con successo, di essere analitica, imparziale. Ma la passione sartriana è evidente, e, alla lunga, porta l'autrice a giustificare un po' tutto, alimentando le giuste critiche che vogliono il pensiero del filosofo francese a tratti volutamente criptico e inaccessibile, mutuato da una concezione di sé al limite dell'epocale. L'esatto contrario di Camus, tanto per dire, che invece aveva fatto della precarietà e della lotta nonostante la precarietà la sua bandiera esistenziale. Un libro da leggere, comunque, per capire certi meccanismi, e per rivivere, almeno in parte, una stagione di grandi passioni intellettuali, di polemiche, di scambi di idee forse irripetibile, di sicuro non ripetibile oggi come oggi.
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