Piccola esperienza personale. Dovendo andare a Roma per lavoro, ho incautamente individuato nel treno il mezzo di trasporto più adatto allo scopo. Gli aerei della tratta Linate - Fiumicino sono monopolio Alitalia, con tutte le conseguenze economiche del caso; di auto neanche a parlarne. Senza aggiungere altri dettagli il biglietto è ammontato a 165 euro, con oltre tre settimane d'anticipo sul viaggio e in seconda classe, incluso un miserabile sconto di quindici euro sul biglietto di ritorno. Il treno è il mitico Freccia Rossa: fiore all'occhiello di questo deserto dei Tartari entro cui si muove la mobilità nazionale, specchio di un sistema moribondo. Non è possibile arrivare a Roma in tempi ragionevoli con un'altra tipologia di treno, il che significa che spostarsi da Milano alla capitale è una faccenda per ricchi signori che possono permettersi di spendere. E queste sono Ferrovie dello Stato, anche se si sa quale sia l'organigramma di queste simpatiche società del ritardo. Non sarebbe esagerato sostenere che il diritto allo spostamento e ad andare da un punto all'altro della nazione in cui vivo e sono nato è di fatto leso. Ho speso meno ad andare in Francia, dove tra l'altro i musei costano meno che da noi, Louvre compreso. E la gente del fare che fa, a parte i fatti propri? Progetta il ponte sullo Stretto, anche quando la rete ferroviaria nazionale è indegna di un paese civile e le autostrade, vedi Salerno - Reggio Calabria, versano nella situazione che tutti sanno. E' come per il limite di velocità più alto per le auto più potenti: anche in treno solo chi ha più soldi può permettersi di andare più veloce e di arrivare prima. Questo è il concetto democratico di questa accolita, questo è quello che forse ci meritiamo per non averla saputa arginare per tempo e con più energia.
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