L'esistenza di "un'area moderata", di una "casa dei moderati" o anche semplicemente di qualcuno che possa mettere il cappello sulla parola "moderati", rivendicandone il possesso esclusivo, significa che da qualche parte esiste anche una Casa degli Smodati, un Parnaso dei Casinari, una Congrega degli Esagitati. In realtà siamo di fronte all'ennesimo caso in cui la politica, una certa parte della politica, si concede il lusso di martoriare un povero vocabolo che ha il solo torto di suonare qualunquista e vago quanto basta per consentire di tutto un po' a chi ne fa uso. Di moderazione, in questi lunghi e penosi anni, ce n'è stata fin troppa. Affannosi lustri di totale moderazione, di totale immobilità, che ci hanno consegnato ad un presente viscido e fangoso, dove la salutare contrapposizione tra gli opposti non esiste, o semmai si stempera in una solenne ammucchiata al centro, ma anche qui, dobbiamo capire che cosa sia il centro: un non luogo popolato da residui politici vari ed eventuali, una Casa del Nulla che sbandiera valori di carta velina e fa del sofismo verbale l'unico campo in cui la moderazione davvero eccelle. Non so, forse moderazione è correre da un lato all'altro dell'arco politico o rifugiarsi sotto questo o quello scranno; forse moderazione è davvero lo spettacolo deprimente e grottesco messo in scena nei giorni scorsi in parlamento, dove nemmeno la decenza è stata in grado di mantenersi entro termini moderati. Insomma, se la contendono un po' tutti questa moderazione: da Silvio (moderato?!) a questo nuovo terzo polo, dove di nuovo forse c'è la carta da parati (mi pare di aver adocchiato da quelle parti La Malfa, ma forse è stata una moderata allucinazione). In buona sostanza la forza politica che rifiuta questa categoria avrà ottime possibilità di aggiudicarsi il mio voto.
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