Storie dall'Altipiano


E' un po' difficile parlare di un libro che non si è ancora letto; è difficile ma non impossibile se il volume in questione è un grosso e prestigioso Meridiano Mondadori dedicato a Mario Rigoni Stern, scrittore e alpino scomparso di recente. Non ho ancora cominciato a leggerlo, ma so già che quello che ho di fronte agli occhi è un libro importante, un evento culturale non da poco, in cui i temi dell'etica e dell'estetica si fondono in modo naturale, con sobria e composta eleganza. Perché Mario Rigoni Stern è stato un grande italiano: una faccia buona e onesta in un mondo brutale e cattivo. Colpevolmente non ho ancora letto niente di suo, ed è una pecca che mi imbarazza un po' confessare, ma poco importa in fondo: rimedierò. Il desiderio di capire meglio l'opera dello scrittore dell'Altipiano è arrivata in modo credo curioso: ho ascoltato una sua intervista di qualche anno fa a Che tempo che fa, in cui, col pretesto di presentare un'opera, ha parlato di ricordi, di vita, di morte; ha raccontato della guerra e dell'odore della neve, di Primo Levi e del suo rapporto con la natura. Le parole non sembravano quelle di un uomo anziano, ma quelle di un uomo che ha molta vita alle spalle e che in tutta questa distesa di vita ha trovato un insegnamento, forse anche un senso. Quelle di Rigoni Stern non sono paternali, non sono nemmeno aneddoti sbiaditi dal tempo: sono parole pesanti, che si imprimono nella memoria come un marchio a fuoco, parole che non ci si stanca di ascoltare, e che finiscono per far parte di noi, della nostra esperienza. La sua figura mi ricorda tanto una di quelle luminose immagini bibliche dedicate alle senescenza, dove colui che se ne andava non era 'stanco' ma 'sazio' di vita, con tanta esperienza e tanti ricordi, sufficienti a poter dire di aver esaurito il proprio ciclo, con serenità, senza accanimento né rancori.

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