Comica iniziativa editoriale della Bompiani, che spoglia di ogni pudore ha dato alle stampe i diari del Duce, lectio dellutriana. I diari che tutti gli storici del mondo giudicano una patacca? Quelli in cui il Duce sbaglia a scrivere la propria data di nascita? Quelli in cui il dittatore si definisce amico del popolo ebraico all'indomani delle leggi razziali? Proprio quelli. I diari che girano da un mezzo secolo abbondante, tra una smentita seccata e l'altra, tra una serata di letture in compagnia di Lele Mora e il cestino di un filologo, ritornano con prepotenza, nel quadro di un'operazione al di là dell'incredibile. Con un sottotitolo, grottesco: veri o presunti. Come dire: state al gioco se proprio non ci credete. In fondo anche il manoscritto che introduce i Promessi sposi è un escamotage letterario, perché non potrebbe esserlo anche questa riproposizione nostalgica? Peccato che una casa editrice così gloriosa si sia lasciata andare a questa iniziativa; peccato, perché a rimetterci sono tutti: lettori, editori, scrittori, storici. Mascherare con un velo di storicità ciò che invece è un acclarato falso (confermato, oltre che dai più autorevoli addetti al settore anche dal filologo Canfora e dalla figlia di Mussolini, Edda) è un abuso che va molto al di là della libertà espressiva: è un trucco con il quale si tenta, non senza una notevole ingenuità, di riabilitare la figura del Duce in un contesto storico in cui il fascismo ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare (dall'alleanza con la Germania nazista all'entrata in guerra) e ha macchiato d'infamia l'Italia con le leggi razziali, credo il punto più basso che questo paese abbia mai raggiunto. Il capo supremo di tutto questo era uno solo: il Duce, che dalle pagine del diario però pare un'altra persona, dispiaciuta, affranta per le sue stesse decisioni. Un tipico italianismo? Un tentativo patetico di confondere le acque durante la Rsi? Dimenticanze, errori, date di avvenimenti cruciali ancora una volta sbagliate, non ultimo persino un vaticinio (i carri armati tedeschi Tigre entrati in servizio nel 1942 sono citati nel '39) sembrano suggerire che nemmeno questa ipotesi sia corretta. E così torniamo al principio: siamo in presenza di una strenna natalizia per qualche nostalgico in vena di fantasie. Dal mio punto di vista, c'è un elemento che mi ha dato la certezza che questi diari siano un falso: l'elogio di d'Annunzio. I due si odiavano. Informarsi meglio la prossima volta che si tarocca.
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