La povera Piazza del Duomo ridotta ad un ipermercato a cielo aperto, non è certo una novità. La grande piazza dei milanesi ridotta a stand pubblicitario permanente non fa più notizia neanche volendo: sono anni che la situazione si trascina così. Nemmeno la presunta indignazione del sindaco, tardiva e improbabile, serve ad allentare questa sensazione da mercato delle vacche che aleggia da troppo tempo su tutto ciò che è pubblico. Vediamo di ricapitolare: no alle panchine, no all'aggregazione nei luoghi pubblici; sì all'orgia di marketing, auto di lusso, gioiellerie, colazioni da Tiffany, ferraglie varie di fronte a Palazzo Reale. E così il capolavoro è completato: lo spazio di tutti viene appaltato a delle marche, ossia a dei privati, che nel terreno squallido della compravendita e forti del consenso dell'autorità, fanno quello che vogliono. E mica solo in periodo natalizio (tra parentesi manca più di un mese alla natività e sono già due settimane che scassano i cosiddetti con luminarie e ammennicoli vari) ma ormai nell'arco di tutto l'anno: pubblicità sulla facciata del Duomo, mercato permanente in piazza, dove per mercato non si intende, o si intende solo in minima parte, legittima attività artigianale, ma stand futuribili (e dunque kitsch) di supermarche di superlusso, con modelle (poveracce con finti sorrisi in preda agli agenti atmosferici) promoter, prestiti lampo per farti comprare ciò che non ti puoi permettere. E' Milano, bellezza, verrebbe voglia di dire. Ma sappiamo che non è così: questa è solo un'immagine cialtrona e parziale della città; una visione di parte, dove guardacaso la parte è quella che detiene il potere economico, non certo culturale. E' una parte arrogante, come sempre, del resto, sono i soldi. Un'arroganza miope, che nemmeno si accorge del danno che fa. Panchine no, perché sono ricettacolo di perdigiorno e barboni. Tutto il resto sì. E se mettessimo le panchine a pagamento? Sarebbe forse più accettabile? Ho già lo slogan: Goditi un momento di pace nel cuore di Milano con La Panchina Esclusiva!
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