Figura complessa, quella di Beppe Fenoglio. Tempo fa scrissi un commento piuttosto articolato su uno dei suoi lavori principali, quel piccolo (e neanche tanto piccolo) gioiello di Una questione privata, storia amara e dolorosa sullo sfondo drammatico della guerra partigiana. Scrittore e partigiano, come volle scritto sulla sua tomba. Scrittore asciutto, schivo, allergico al rumore e al superfluo, partigiano badogliano lontano da qualsiasi retorica. Per conoscerlo meglio consiglio il bel saggio di Piero Negri Scaglione, Questioni private, vita incompiuta di Beppe Fenoglio, edito da Einaudi, un saggio di agile consultazione, che alterna riferimenti all'opera a testimonianze dirette, aneddoti e ricostruzioni storiche. Colpisce la malinconia di Fenoglio, quello sguardo pensoso eppure acuto, la sigaretta in bocca; un intellettuale in lotta con le piccole meschinerie di paese, con la stupidità dell'ambiente accademico, con una famiglia che raramente è stata in grado di comprenderlo. C'è quella fotografia, poi, quella che il saggio presenta nel mezzo del volume, uno scatto posato, senza pretese: c'è Fenoglio che finge di battere a macchina attorniato dai genitori. Lo sguardo un po' beota del padre, gli occhi severi della madre a cui sfugge anche una appena percepibile smorfia, come dire: "Ma guarda che cosa mi tocca fare." In quell'istantanea c'è tutto il dolore che la scrittura porta con sé, con l'isolamento e la canonica (direi quasi necessaria) ostilità dei parenti. E allora colpisce ancora di più la dolente dignità di Fenoglio, la sua integrità intellettuale e umana, ferma, decisa a dispetto di tutto. Inutile dire che probabilmente anche questo clima, così teso così disperato, abbia avuto il suo peso nella formazione dello scrittore e nella sua produzione. Mi viene in mente un confronto al volo con un suo coetaneo (i due si conobbero anche), Italo Calvino. Mi ha colpito come Fenoglio abbia dovuto costantemente scontrarsi con un muro di gomma, mentre per Calvino sia stato tutto non dico più semplice, ma senz'altro più lineare. Due scrittori della stessa generazione, ma con visioni diverse. Magari ne parlerò più avanti.
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