giornalismi

Si sa che la libertà di stampa in questo paese è quello che è, si sa in che tipo di regime mediatico viviamo e non starò qui a farla lunga. Ma questi giornalisti, in fondo, chi sono? Non intendo quelli della piccola carta stampata e quelli delle emittenti locali e monolocali, mi riferisco ai guru dell'informazione, quelli che pretendono il microfono, che "esigono di fare il loro lavoro". Vedete, non mi pare una questione così semplice. Sento sempre un brivido lungo la schiena quando ascolto un giornalista che chiede ad un altro giornalista: "Ma tu che sei giornalista..." come se ciò dovesse comportare chissà quale grado di affidabilità, come se dietro ci fosse chissà quale missione redentrice. Non credo che il giornalismo sia una missione e tantomento credo che i giornalisti siano poi così indispensabili. Non lo credo perché leggo spesso articoli bruttissimi, falsi, ingannevoli. Non lo credo perché sempre più spesso alcuni di questi stimati professionisti diventano di fatto personaggi televisivi che, forti del loro ruolo, si sentono in dovere di esprimere un'opinione su tutto, di intervenire su tutto. Quando guardavo la tv poi sentivo spesso questi servizi odiosi, fatti per confondere la gente semplice, servizi che erano polpettoni (spesso avvelenati), puntate di una fiction, dove abbondavano enfasi da telenovela, puntini di sospensione, punti esclamativi. E i pochi che provano a sottrarsi a questo andazzo, mio Dio, sono un campionario di vittimismo. Ci credono davvero: credono di essere indispensabili. Come fate a stare senza di me e il mio microfono? Sono molti di più di quanto si possa pensare. Un circolo ampio, ma anche chiuso, diffidente, poco propenso alle aperture. Ma mai dire mai. La rivoluzione internet sta scompaginando le carte, anche e soprattutto nel comparto informativo. E se un domani le informazioni andassimo a prendercele da noi? Il "suo" microfono, che fine farebbe?

0 commenti: