A pensarci adesso magari non è proprio il massimo delle aspettative, ma così, in astratto, si può anche provare a ragionarci sopra. Viviamo in una fase storica di conclamato basso impero, di crisi ideale e morale, di generale sfiducia; serpeggia una buona dose di cattiveria, il cinismo dilaga, i confini tra le categorie sono impalpabili. Tutto vero. E allora? Qualcuno ci prova con il revanscismo, con l'arroccamento su posizioni conservatrici che di più non si può; qualcuno cerca la salvezza nelle maglie della religione. Eppure la sensazione è che tutto questo non servirà a niente: la Storia ci insegna che siamo noi stessi il frutto di continui rimescolamenti etnici, culturali, politici. L'Impero Romano è crollato, il Sacro Romano Impero idem; la Francia napoleonica è tramontata, così come l'epoca coloniale. Opporsi alle trasformazioni storiche strappa al massimo un sorriso, perché è un'operazione anacronistica, non politica. Diciamo piuttosto che ci sono buone ragioni per tenere alta la bandiera degli unici due pilastri che possono salvare i nostri tranquilli sonni borghesi: la legalità (e qui ti voglio) e la laicità. La legalità per vincere il pregiudizio e mettere davvero tutti sullo stesso piano e la laicità per creare un humus civile che sia fondato su concetti condivisi, su caposaldi inequivocabili per chiunque voglia dirsi cittadino italiano. Non basterà certo inserire la croce nel tricolore per farci sentire meglio, tanto per intenderci; nella storia del pianeta si sono susseguite migliaia di religioni, migliaia di forme politiche. Le etnie si sono mescolate, si sono estinte, e in ogni caso la specie è andata avanti, con diverse sovrastrutture e soprattutto con valori diversi, e diverse idee di valore. Lo diceva Nietzsche un secolo abbondante fa. Stiamo sperimentando che cosa sia questa genealogia della morale.
0 commenti:
Posta un commento