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Finalmente una speranza: almeno una critica negativa al film di Carlo Verdone, Io loro & Lara. Lo scintillio prodigioso arriva dalle pagine del Domenicale del Sole 24 ore, a firma di Roberto Escobar, il quale ci dà qualche pezza d'appoggio per smarcarci dal consenso plebiscitario accordato al regista. Il film non l'ho visto ancora, e forse non lo vedrò, ma intendiamoci: la colpa non è di Escobar, bensì di Verdone stesso. La campagna pubblicitaria messa in campo per la promozione del film è qualcosa di nauseante. Basta, non ne posso più. Ormai del film so tutto: trama, battute, risvolti. Il sottobosco mediatico in cui il regista si è abilmente mosso, poi, ha fatto il resto: la smaccata piaggeria con cui ha accolto regista, pellicola, attori ha travalicato ogni limite, superando di fatto qualsiasi soglia critica per approdare, senza colpo ferire, nel territorio della più vuota ed esagitata pubblicità. Il film in sé non c'entra più niente, è poco più di un dettaglio: ormai è il corollario baracconesco entro cui è servito che merita un approccio critico. La promozione così becera, così invasiva, così volgare è qualcosa che alla lunga potrebbe sortire l'effetto contrario a ciò che si prefigge: quello di nauseare le persone, allontanandole. I mezzi pubblicitari di una grossa casa di produzione non guardano in faccia a nessuno, e paradossalmente sono proprio i soldi a scavare il solco profondo e netto tra le produzioni di massa, popolari, risapute come un brodino vegetale e quello che secondo me è il vero cinema: le produzioni indipendenti e minoritarie. Dove si è costretti ad avere delle idee, tanto per chiarirci, e dove è impossibile riproporre ancora e ancora lo stesso modello da commedia all'italiana che ci avvelena l'anima da troppi anni. Mi dispiace per Verdone, che è simpatico e molto educato, ma il suo film mi ha già rotto le palle, prima ancora di averlo visto. Un record da aggiungere a quello di incassi.

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