Ci ha lasciato Jerome David Salinger, noto ai più per il celebre Giovane Holden, The catcher in the rye, l'acchiappatore nella segale, terrea traduzione di un titolo allusivo ed enigmatico, molto poetico. Ci ha lasciato nel silenzio in cui si era chiuso ormai da molti anni, in perfetta linea con quell'understatement orgoglioso e a tratti forse un poco ossessivo che caratterizzò la sua generazione e quella che la precedette. Fare i conti con la sua eredità umana e letteraria può mettere in imbarazzo, perché credo che ognuno abbia il suo Salinger, con una propria chiave interpretativa, un proprio modo di inquadrare la sua opera. Grande scrittore in forma breve, ha consegnato alla storia un solo romanzo, l'avventura controcorrente e malinconica dello scavezzacollo Holden Caulfield, giovane studente recalcitrante, in lotta con un mondo che non desidera perché paternalistico, bigotto e fondamentalmente falso. Il giovane Holden è un richiamo alla libertà, anche e soprattutto alla libertà di tentare, di farsi male e di risorgere. In quelle pagine, scritte peraltro in età ancora relativamente giovane, c'è molta saggezza, e molta vita vissuta: le parole non sono sprecate, arrivano dove devono arrivare perché prese dalla propria esperienza, dal proprio dolore. L'opera complessiva di Salinger è tutt'altro che copiosa, e questo, negli anni, ha dato adito ad una ridda di voci, di pettegolezzi letterari tutti da verificare e probabilmente poco credibili: Salinger che scrive romanzi per poi imboscarli in una cassetta di sicurezza allo scopo di non farli leggere a nessuno, Salinger uomo violento e impossibile, terribile vecchio asociale e anacoreta. L'unica cosa che sappiamo con sicurezza è che Salinger fu traumatizzato dall'esperienza bellica, come molti altri, ma di più non è dato sapere checché ne dicano molti esegeti dell'ultim'ora. Il caro, vecchio J.D. aveva certamente messo in conto questa evenienza, da gran conoscitore della natura umana, ma aveva preferito uscire di scena molto presto, lui che avrebbe potuto speculare a non finire sulla sua opera e sua sua straordinaria capacità narrativa. Nonostante tutto, credo che sia uno degli scrittori più amati di sempre, uno dei primi che abbia concesso ai suoi lettori di prendere parte al suo travaglio morale, mettendosi alla pari con loro. Ci ha lasciato senza schiamazzi, come si conviene ad un uomo d'altri tempi. Il suo ultimo insegnamento.
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