Motivati e competenti, non si aprono molte strade per il futuro. Motivati e competenti come suggerisce il secco professorino dalla voce spiccia. Siamo nel pieno gorgo della settorializzazione, la riduzione di una persona alla sua competenza tecnica, niente di più e niente di meno. Non si tratta più di avere un'idea, ma semplicemente di essere in grado di attuare un piano nel migliore dei modi nel minor tempo possibile. Lo richiedono le imprese, dalle quali, per una serie di scelte sbagliate del passato dipendiamo. Un'alternativa di futuro data in cambio di una spolverata d'oro zecchino, la canna da pesca in cambio del tonno in scatola: e tutto per trovarci costretti a vivere come formiche. Già il vituperato e per nulla letto Marx aveva detto qualcosa in proposito: stiamo tramutando i mezzi in fini; il denaro, da mezzo per produrre beni e accedere a prodotti, sta diventando il fine a cui immolare non solo la produzione di beni ma anche la qualità della vita. Questo pallido e consunto professorino associato è arrivato angelico ad annunciarci quello che in un modo o nell'altro si rivelerà un vicolo cieco, per non dire di peggio. Non lo dico io. Lo dice Marx, per l'appunto, lo dice Heidegger, lo dice, tu pensa, anche Nietzsche. Interpretare le cose, farle proprie con coscienza critica diventerà sempre di più un problema, perché sempre di più verrà a mancare l'idea d'insieme delle cose: della società, della politica e della tecnica stessa. Dalla nostra piccola porzione di competenza, che giocoforza si farà sempre più piccola, saremo al massimo in grado di capire e valutare uno scorcio molto piccolo, al di là del quale si presenterà una selva inospitale, ostile, che non ci risolveremo mai ad affrontare perché nessuno ci ha insegnato a farlo. Da qui il problema della formazione, che da discorso culturale è diventato discorso produttivo applicativo. E con quali risultati? A forza di dire che questo non è importante e che quello non è importante e che alla fine conta solo saper fare qualcosa dove siamo arrivati? Fare qualcosa, che attenzione non significa necessariamente fare qualcosa di nuovo. Il professorino ha sentenziato la formula del successo, attraverso chissà quale osservazione di dati empirici chiaramente influenzati da un modello, quello capitalistico industriale, che da tempo sta mostrando la corda. Ma, per l'appunto, ciò che conta è essere competenti e motivati. Chissà noi incompetenti e demotivati (e immotivati) che fine faremo.
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