A che punto siamo con la narrativa italiana contemporanea? Provare a dare una risposta potrebbe essere meno semplice del previsto. Ad un'occhiata superficiale sembra quasi che la narrativa in senso stretto - per intenderci romanzo e racconto - sopravviva solo in ambito di genere: giallo, horror, e tutte quelle interminabili diramazioni fantasy che hanno intasato il mercato editoriale. Di genere può anche essere considerata la ricca produzione giovanilistica, in stile Moccia e simili: sottoprodotti, o se si preferisce sottogeneri paraletterari approdati al rango di libro in forza a massicce dosi di luogo comune. Per il resto mi sembra di vedere il nulla. Dell'autobiografismo, del resoconto in chiave (sempre e comunque) giovanilistica veramente non se ne può più, e non solo o non tanto per l'equivoco generato da queste sottoproduzioni (con che cosa abbiamo a che fare? A chi si rivolge il narcisismo dell'autobiografia se non all'autore stesso?) ma per l'oggettiva inflazione causata da una sovrapproduzione libresca a basso tasso qualitativo. Fino a qualche decennio fa le realtà letterarie più disparate convivevano, oggi, con l'aumento quantitativo ma non qualitativo della lettura, il sistema è giunto in prossimità del collasso. A farne le spese, manco a dirlo, quella sezione che fatica ad inscriversi in un settore predeterminato: quella forma di letteratura creativa che però sfugge tanto dalle secche dell'autobiografismo che dal codice di genere. In tempi come questi bisogna appartenere ad una categoria. Gente come Moravia, Parise, Ottieri, Volponi, Landolfi, ma anche Faulkner, Steinbeck, Dos Passos, Cèline e così via, oggi non avrebbe mercato. Nemmeno Calvino troverebbe un editore. E' una spirale da cui è molto difficile uscire, e il fenomeno del self publishing, purtroppo, non ha fatto che aumentare la confusione, dando a innumerevoli schiere di dilettanti l'illusione di un titolo, la speranza - frustrata in partenza - di una dignità letteraria. La tendenza è avviata verso il peggio, a meno che qualcuno non ricominci a fare l'editore e qualche finto scrittore non si dedichi alla pesca o alla playstation. O a quello che faceva prima: il cantante, il presentatore, il pizzaiolo, il magistrato...
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