Qualche tempo fa gridavo allo scandalo di fronte alla ventilata ipotesi che la Grecia, per rimettere in sesto le casse, potesse vendere qualcuna delle sue seimila isole. Ipotesi lanciata dagli amici tedeschi se ricordo bene. Apprendo dal blog di Beppe Grillo che la situazione sta evolvendo esattamente in questa direzione. In nome delle leggi del mercato una nazione, uno stato indipendente venderà la propria sovranità nazionale sul territorio, metterà all'asta un pezzo di sé, come un povero disgraziato che decida di vendersi gli organi alla borsa clandestina. Ma qui di clandestino non c'è niente. E' tutto perfettamente legale, e se non lo è basterà compitare qualche leggina che lo permetta, e il gioco sarà fatto. La spoliazione della dignità raggiungerà in breve vette mai immaginate prima. Un tempo occorrevano guerre e sangue per strappare porzioni di patria ad uno stato avverso: oggi possiamo dire di aver fatto passi in avanti rispetto a qualche decennio fa. Basta entrare nella centrifuga, nel tritacarne, nella turbina di questo capitalismo malato per ritrovarsi in mutande, senza più nemmeno la possibilità di ribellarsi ad una logica che da banditesca e predatoria è diventata legge. Legge. Non mi stupisce che anche l'Italia con tutta probabilità stia valutando opzioni simili. In mancanza di isole si ricorrerà al patrimonio culturale, come paventa il sito. Ne sono convinto anche io: non ci vuole un genio per capirlo. La strada della privatizzazione indiscriminata è aperta, spalancata, e niente potrà fermarla. Un sussulto di dignità forse. Ma in un paese con questa classe dirigente la dignità è un lusso che non possiamo permetterci: verrebbe fatta passare come sentimentalismo, come retaggio anacronistico.
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