Il blog ufficiale di Ariberto Terragni. Opinioni di un disorganizzato, sfogo di uno scrittore, ciò che resta alla fine del giorno. Idee, deliri, recensioni, presentazioni di libri.
Non so se sia il caso o meno di fare questa benedetta parata del 2 giugno. Un po' per lo sciupio di soldi, che di questi tempi proprio non è cosa, un po' perché lo sfoggio dell'armamento bellico è fuori dai tempi, e carico di alcune pericolose simbologie del passato. Certo oggi la realtà dell'esercito rappresenta qualcosa di diverso rispetto a ciò che poteva significare cinquanta o anche solo trent'anni fa; il 2 giugno oltretutto sfilano anche le associazioni che con la pratica militare in senso stretto non c'entrano nulla. Quello che vorrei dire è che sarebbe ingiusto criminalizzare (di che poi?) le rappresentative militari e civili in quanto tali, visto che si tratta di uomini e donne che nella stragrande maggioranza dei casi rischiano la vita per tutti. E' il concetto stesso di parata che sembra fuori posto, un aggeggio polveroso che con l'oggi, il qui e ora ha poco a che vedere; è una recitativa antica come i tarocchi, che se poteva avere un senso una volta, oggi non ce l'ha. Troppo rumore, in una terra già squassata da drammi morali e pratici, dagli scandali estesi ad ogni singolo comparto della società civile, fino alle devastazioni del terremoto. Non è il caso di fare parate, parate per che cosa? In onore di cosa? Il 2 giugno si ricorda il referendum del 1946 che ha abolito la monarchia e istituito la Repubblica, primo caso in Italia di votazione a suffragio universale (cioè a dire che prima le donne non votavano): onoriamo questo scatto di civiltà in silenzio, noi cittadini, nel nostro piccolo, provando a non dare per scontati i privilegi che la Repubblica Democratica comporta, in primis il diritto di voto. E chi comanda provi magari a ricordare che siede dove sta per assolvere ad un compito pro tempore e nell'interesse dei cittadini: la Costituzione c'è per essere rispettata, non per farsene un vanto e tentare di pasticciarla a proprio uso e consumo.
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Gli articoli sono scritti tutti dal qui assente, non che disdegni le collaborazioni, ma so già come andrebbe a finire. Ho esperienza di film making, quando bisogna contattare un cast. La prima reazione: bella idea, bravissimo, ci sto. Al dunque le scuse sono queste: accipicchia, ho gli allenamenti, ho mia nonna che... mia zia, mia sorella, la fratella della gemella tapio tapioco come se fosse Antani, insomma: la marmotta è sul fornello e la devo allattare.
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