Tra le categorie di bassa politica che hanno infestato anni di dibattito pubblico, quella del "smentisco, non ho mai detto che, divorzio dalla realtà" sono state parecchio frequentate. Più da qualcuno che da qualcun altro, è vero. Ma anche l'osservatore più distratto avrà notato che l'influenza della rete negli affari democratici, nei meccanismi elettorali e nello sviluppo di una coscienza critica si sia estesa a livelli fino a pochi anni fa difficilmente prevedibili. Sì, insomma, in tanti mastichiamo di internet da almeno un quindicennio, ma in pochi pensavano che il web avrebbe avuto un peso così determinante nelle scelte delle persone. La vittoria più significativa di internet si ricollega a quanto dicevo all'inizio: non è più possibile smentirsi con disinvoltura. Certo, si può sempre farlo: ma incorrendo in figuracce catastrofiche, in qualche caso fatali. Il controllo incrociato di milioni di utenti da tutto il mondo determina un monitoraggio che nessuna classe politica dei decenni passati ha mai dovuto subire. Perché internet ha memoria, è sempre collegato, è sempre pronto a fare confronti, mettere in relazione dati anche lontani, diffondere notizie, divulgare informazioni. La politica e la stampa dovranno darsi una regolata, se non se la stanno già dando. Problemi annessi e connessi come libertà di informazione, satira, nomine Rai e compagnia suonano come anacronismi, vecchi reperti, archeologia catodica. E con il pensionamento (speriamo imminente) della tiritera Rai, non è difficile immaginare una prossima estinzione della retorica libertaria in materia di informazione. Estinzione della retorica, non della libertà, che come un fiume trova sempre il modo di farsi largo tra le anse, riesce sempre a scavare gli ostacoli trovando altre e altre strade. Rimane, come un convitato di pietra, la faccenda dei soldi pubblici: ai giornali (privati) e alla televisione (di Stato), e questo sarà un problema di più difficile soluzione; perché così come partiti defunti continuano a percepire soldi, sarà fin troppo facile che anche gli ectoplasmi analogici di stampa e tv continueranno ad abbeverarsi alle fonti del finanziamento pubblico. Ma è una partita persa ormai. Per loro. L'errore? Più che un errore, un peccato se posso adottare un lessico religioso: la superbia. Quell'arroganza ostentata che ha portato i media tradizionali italiani a diventare un circolo chiuso, un club per pochi iscritti, impermeabile al nuovo. Con tutto il corollario di nepotismo, parenti, amanti e cugini ficcati in questo o in quel posto, iscritti a questo o a quell'ordine. Non vorrei farmi qualunquista, ma ci sono state poche differenze tra destra, centro e sinistra in questo banchetto. Riuscirà la società civile a far chiudere i rubinetti? Non facciamoci illusioni, e teniamo gli occhi aperti.
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