Il blog ufficiale di Ariberto Terragni. Opinioni di un disorganizzato, sfogo di uno scrittore, ciò che resta alla fine del giorno. Idee, deliri, recensioni, presentazioni di libri.
Il crollo dell'afflusso al voto non è mai una buona notizia. La disaffezione verso la cosa pubblica non può per definizione esserlo, ma non per ragioni romantiche o per sentimentalismi che lasciano il tempo che trovano. No, c'è un motivo più preciso e più prosaico. Quando un cittadino, per legittima delusione, per indolenza o anche solo per distrazione, non vota, lascia un buco, uno spazio vuoto. Tanti buchi fanno una voragine, che oggi è rappresentata da quel 49 e passa percento che non si è recato alle urne. La domanda è: chi riempie quel vuoto? Stiamo parlando di un vuoto di rappresentanza, e quindi di potere che non può restare terra di nessuno. Se con libera scelta decidiamo di non occupare l'unità di controllo che ci è stata democraticamente assegnata, quello spazio verrà riempito da qualcun altro che, possiamo starne certi, non seguirà alcun principio democratico; non avrà bisogno di rendere conto a nessuno; non dovrà nemmeno prendersi la briga di stilare un programma. Con i disastri che la classe politica italiana ha commesso in questi anni era prevedibile, in fondo, un calo della partecipazione. Ma non andare a votare è, come dire, una sconfitta doppia: una sconfitta della tenuta democratica del paese, e una specie di tacito consenso agli uomini di potere che hanno fallito, perché in pratica continuino a fare quello che vogliono, perché tanto metà dei cittadini italiani non si cura di ciò che accade. E' anche un segno di resa, e al di là dei risultati elettorali in sé (interessanti, ma su un campione mutilato dalle assenze) fa ombra questa voragine, questo nulla che prima o poi verrà riempito. Da chi? Da chi?
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Gli articoli sono scritti tutti dal qui assente, non che disdegni le collaborazioni, ma so già come andrebbe a finire. Ho esperienza di film making, quando bisogna contattare un cast. La prima reazione: bella idea, bravissimo, ci sto. Al dunque le scuse sono queste: accipicchia, ho gli allenamenti, ho mia nonna che... mia zia, mia sorella, la fratella della gemella tapio tapioco come se fosse Antani, insomma: la marmotta è sul fornello e la devo allattare.
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